Stato di calamità ormai indifferibile

MESSINA – Il fronte esposto a rischio è ben più ampio di quello che l’emergenza delle ultime ore fa apparire. Interi paesi presentano danni notevoli già manifestatisi, altri incombenti. L’elenco sarebbe lungo ma solo per citarne alcuni, Galati, Caprileone, San Salvatore, Tortorici, Naso, Gioiosa, Basicò, San Pier Niceto (acquedotto in pericolo), Terme Vigliatore e Barcellona (lungomare e depuratore esposti ai marosi), oltre naturalmente Capo d’Orlando, Raccuja e i tratti dell’emergenza più acuta a cominciare da San Fratello e Tusa.
S’impone la dichiarazione di calamità naturale – dichiara il vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana Santi Formica – e al contempo occorre provvedere subito a risolvere la questione delle competenze in ordine ad alcuni settori, perché ad esempio per i torrenti i soggetti in capo ai quali gravano le responsabilità di intervento non sono ben definiti (Genio civile, Comune, Provincia?) e questo spesso determina uno scarica barile tra istituzioni che nella fase dell’emergenza si appalesa in tutta la sua acutezza.
C’è poi l’aspetto finanziario. I Comuni sono al collasso: in molti casi hanno dovuto anticipare somme per provvedere al dissesto e adesso non hanno più dove attingere per fronteggiare nuove urgenze. Da qui l’indifferibile tempestività con cui il Consiglio dei Ministri è chiamato a dichiarare lo stato di calamità e approntare le somme di primo intervento.
Ieri, nella sede del comune di San Fratello (Messina), si è svolta una riunione tra il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e i tecnici della Protezione civile. L’iniziativa è stata voluta dal presidente per coordinare gli interventi da attivare per le emergenze idrogeologiche dei comuni della provincia di Messina.