Tensione ad alta velocità tra Roma e Torino

ROMA – La lunga notte di domenica 3 marzo consegna lo scettro del Partito democratico a Nicola Zingaretti, che avrà il duro compito di rilanciare un semi defunto Centro-Sinistra per farlo tornare a competere nell’agone politico, occupato perlopiù da gialli e verdi. Una incoronazione che vede il presidente della Regione Lazio sfiorare il 70% dei consensi, staccando nettamente gli sfidanti Maurizio Martina (20,27%) e Roberto Giachetti (12,08%). Un successo avvalorato dalla grande affluenza ai gazebo: si parla di circa un milione e 700 mila votanti.
 
Eppure, passata la sbronza dei festeggiamenti, nonostante la larga partecipazione e la straripante vittoria, sale ancora una volta in cattedra, come vera “star” della giornata politica di ieri, la Tav, il progetto del treno ad alta velocità in Val di Susa che attualmente esercita solo un’alta pressione sul Governo SalviMaio.
 
È lo stesso Zingaretti che, come prima mossa da neo segretario dei Democrats, punta proprio sull’infrastruttura della discordia. La prima uscita pubblica è in conferenza stampa con il collega-presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, sponsor della prima ora della linea tra Torino e Lione. "I bandi non si interrompono – tuona Zingaretti – Sarebbe criminale ipotizzare di perdere centinaia di milioni di investimenti e migliaia di posti di lavoro". Poi affonda: “Diciamo basta all’immobilismo, si apra una nuova stagione. L’eventuale stop alla Tav è un costo che pagherebbe il sistema-Paese".
 
Ma se la linea rapida tra Francia e Italia resta un rebus (la cui soluzione è, forse, un referendum), corre velocissima la tensione tra Roma e il capoluogo piemontese, dove si instaura un primo duello a distanza tra il novello leader Pd e lo scafato “capitano” leghista Matteo Salvini che, su un binario quasi parallelo, ha convocato un’altra conferenza alla Camera. Più che sfrecciare su rotaie, però, Salvini sembra camminare su un filo, chiedendo agli alleati “buon senso” e un “punto di incontro” sulla Tav, allontanando comunque lo spettro della caduta del Governo, che per il ministro dell’Interno “non rischia nulla”.
 
La replica grillina era arrivata prima ancora che Salvini aprisse bocca. Questa volta a sgombrare il campo dalle “rotaie” (o almeno a provarci) ci pensa il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Stefano Buffagni, che, sollecitato dai giornalisti, cade dalle nubi: “Non capisco perche si debba parlare di un progetto di vent’anni fa quando oggi il ministro Di Maio presenta qui a Torino il Fondo nazionale dell’innovazione, cioè un miliardo di euro sul futuro del Paese, sull’innovazione e sul digitale".
 
La sensazione, però, è che i Cinquestelle, abbandonati sul tema perfino dal ministro Tria, siano sempre più accerchiati e soli. Domenica sera, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, anche Emmanuel Macron ha aggiunto ulteriore legna sul fuoco: "Sono stati fatti lavori e svolte svariate analisi. È una cosa molto importante per le regioni transfrontaliere e abbiamo confermato la scelta sottoscritta dai nostri predecessori con degli accordi. So che ci sono molte sensibilità sull’argomento, in modo particolare per quanto riguarda il tracciato e l’attaccamento alle valli, credo che le risolveremo nella consultazione e nella concertazione".