Palermo – Meno negozi, più attività legate al food

PALERMO – Nel 2008 in centro città c’erano 1.043 esercizi commerciali e 6.018 in altre zone dell’area urbana. Nel 2018 sono scesi a 699 in centro e a 5.566 fuori da esso. Alberghi, bar e ristoranti nel 2008 erano 267 in centro e 1.635 altrove, nel 2018 si è passati a 430 in centro e 2.065 in aree differenti. Sono alcuni dei dati relativi al capoluogo siciliano evidenziati nello studio su imprese e città realizzato da Confcommercio Imprese per l’Italia con l’Osservatorio sulla demografia delle imprese nelle città italiane, che ha il compito di monitorare nel tempo l’andamento degli esercizi commerciali e di altre attività per cogliere i cambiamenti della rete comunale di servizi al consumatore e, conseguentemente, anche per neutralizzare eventuali patologie.
 
Con il contributo di Si.Camera (Agenzia delle Camere di commercio) è stata fatta un’analisi di 120 comuni, di cui 110 capoluoghi di provincia e dieci comuni non capoluoghi più popolosi (escluse le città di Milano, Napoli e Roma perché essendo multicentriche non è possibile la distinzione tra centro storico e non centro storico). In dettaglio, è stato analizzato l’andamento dello stock: degli esercizi al dettaglio di 13 categorie merceologiche, tra cui alimentari, rivendite tabacchi, farmacie, carburanti, computer, telefonia, libri, giocattoli, tessili, abbigliamento, ferramenta, mobili, commercio ambulante; degli alberghi e delle attività di ristorazione.
 
Sempre a Palermo, nello stesso periodo 2008-2018 i numeri più o meno sono immutati per i negozi di prodotti alimentari e bevande, tabacchi e apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, mentre sul fronte degli articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati si passa dai 58 in centro e 426 non in centro del 2008 ai 38 in centro e 369 in altre zone urbane del 2018. Dunque, una flessione.
 
“Nelle dinamiche della demografia d’impresa – ha commentato la presidente di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio – c’è chi avanza e chi recede, in una logica di sana competizione tra città e territori il cui successo si basa sulla capacità attrattiva determinata da due beni sempre più preziosi: lavoro e qualità della vita. Questo è un binomio che non deve venire a mancare per una città attrattiva, ma adeguata opportunità di impresa e di lavoro devono camminare assieme alla qualità”.
 
“Dai dati – ha aggiunto – notiamo che in centro c’è una pressione impattante per la città di Palermo sul fronte delle attività legate al ‘food’. Se da un lato si creano opportunità e posti di lavoro, dall’altro lato dobbiamo dare un ordine a questo sviluppo. Non possiamo pensare che il centro diventi soltanto ristorazione e movida, ma dobbiamo creare quel mix armonico per garantire la qualità di vita”.
 
“Pertanto – ha concluso – chiediamo all’Amministrazione e al Consiglio comunale di creare le condizioni per arginare questo sviluppo incondizionato, prima che sia troppo tardi a scapito anche del patrimonio monumentale e identitario della nostra città”.
 
Il confronto, dunque, sarà fondamentale per stabilire le strategie volte a valorizzare il commercio cittadino e in tal senso, come pubblicato già nei giorni scorsi, l’associazione di categoria ha già chiesto un incontro al neo assessore comunale alle Attività produttive, Leopoldo Piampiano.