Grandi Comuni, sanatorie dormienti

PALERMO – La lamentela è sempre la stessa: “non abbiamo soldi”. Lo ripetono in continuazione i sindaci dei Comuni siciliani, che piangono miseria perchè i trasferimenti statali e regionali sono sempre insufficienti. Eppure, qualche soluzione c’è: per esempio, riscuotere le imposte derivanti dalle concessioni edilizie in sanatoria, previste per legge fin dal 1985.  A Palermo, Catania e Messina, però, questo strumento si arena in mezzo alla burocrazia: giacciono, infatti, negli uffici ben 92 mila pratiche inevase, che potrebbero fruttare agli enti, considerando una media di mille euro a pratica, qualcosa come 92 milioni di euro. Certamente una bella boccata d’ossigeno per le casse comunali. Sempre che gli amministratori vogliano ingranare la marcia.
 
Alla faccia del dissesto finanziario, delle difficoltà a portare avanti servizi e opere pubbliche. Se le casse dei Comuni sono vuote lo si deve esclusivamente agli amministratori, che ancora oggi non riescono a far quadrare i conti riscuotendo quanto è dovuto agli enti locali. Basti pensare alle varie leggi che sono state emanate negli anni di sanatoria edilizia, l’ultima in ordine di tempo la numero 1/2008, la “Legge Finanziaria siciliana”. Una grandissima occasione, probabilmente irripetibile per gli enti locali, che puntualmente non viene sfruttata e che potrebbe invece portare decine di milioni di euro in cassa. Quanti basterebbero per risanare sicuramente i conti in rosso e ridare respiro ai sempre più asfittici investimenti.
Per chiarire quanto diciamo, prendiamo a esempio i tre Comuni più grandi della Sicilia: Palermo, Catania e Messina. Enti le cui casse si trovano – pur con le dovute distinzioni – in condizioni non certo floride. Di contro però, a parte piangersi addosso, non si fa granché per invertire questa tendenza dal momento che una delle migliori soluzioni per rifocillare le casse e non viene tenuta quasi per nulla in considerazione.
Nei Comuni delle città più grandi della Sicilia le pratiche di sanatoria edilizia vanno avanti a passo di lumaca: si contano a tutto il 2009 qualcosa come 92 mila pratiche di sanatoria che ancora attendono di essere esitate a fronte invece di 108 mila e 650 istanze di condono presentate complessivamente nelle tre leggi ad hoc varate dal 1985 al 2003. Da un calcolo forfetario sugli incassi fatti e le pratiche espletate dai Comuni di riferimento si può desumere che, mediamente, entrano nelle casse del Comune mille euro a pratica. Di conseguenza, a Palermo, Catania e Messina mancano 92 milioni di euro.
A stare peggio di tutti è sicuramente Palermo dove si viaggia a un ritmo lentissimo: negli ultimi 5 anni, dal momento in cui quindi è stata approvata l’ultima sanatoria, si è riusciti a varare appena il 5,5 per cento delle pratiche. Prima dell’ultima sanatoria concessa si era arrivati ad uno scarso 2,5 per cento. Appare quindi abbastanza evidente che qualcosa nella macchina burocratica e organizzativa degli uffici preposti a questo lavoro non funzioni. L’esatta fotografia di Palermo dice che appena l’8 per cento delle pratiche presentate al Comune risultano definite. Negli uffici sono arrivate complessivamente 60 mila 150 istanze: 35 mila quelle presentate ai sensi della legge n.47/1985 (compresi i procedimenti ex art. 17 della Legge regionale 4/2003), 15 mila quelle relative alla legge n.724/1994, e 10 mila 150 invece quelle dell’ultima legge, la  n.326/2003.
Sono 8 mila invece (dato aggiornato al 30 settembre 2009, ndr) i provvedimenti del condono edilizio esitati invece dal Comune di Catania sulle 28 mila istanze complessive presentate. Quindi anche da queste parti si viaggia su ritmi bassi anche se nel 2009 il Comune è riuscito a imprimere una leggera accelerazione che a portato a esitare 2 mila pratiche con un incasso di 4 milioni di euro.
Ma in questo 2010 non si potranno tenere questi ritmi: “Già lo scorso anno – ha detto l’assessore all’Urbanistica del Comune di Catania, Luigi Arcidiacono – abbiamo lavorato con quattro geometri in meno rispetto al 2008 e per quest’anno è prevista un’ulteriore riduzione del personale a causa dei pensionamenti”.
A Messina sicuramente non si sta meglio. L’ingegnere Alessandro Visalli, responsabile del Comune per i condoni, ha asserito di aver preso questo incarico solo da poche settimane e di non essere in grado di fornire una stima delle pratiche ancora inevase. Ci hanno provato i consiglieri comunali Antonio Restuccia, Domenico Guerrera e Nello Pergolizzi, che in un’interrogazione presentata qualche settimana fa in Consiglio comunale denunciavano il grave stato di arretratezza degli uffici nell’esaminare le pratiche. Complessivamente, secondo quanto si evince dall’interrogazione, al Comune sarebbero state presentate 20 mila e 500 pratiche di cui 3 mila 540 quelle esitate. All’appello mancano quindi ben 16 mila 960 documenti e il tasso di completamento è quindi stimabile approssimativamente al 14 per cento.