MESSINA – Retta da due soli magistrati invece dei sei previsti, con oltre 14 mila cause pendenti, situata in uno stabile fatiscente di cinque piani che costa al ministero della Giustizia circa 400 mila euro l’anno d’affitto. È la fotografia della Sezione Lavoro del Tribunale di Messina.
Per affrontare l’emergenza, i due togati hanno dovuto moltiplicare il proprio impegno e, almeno per i contenziosi di assistenza e previdenza, hanno fatto ricorso ai Giudici onorari di Tribunale (Got). “Viviamo un gravissimo disagio – spiega Laura Romeo, dal 2001 nella Sezione e da luglio presidente – ma abbiamo fatto un grande lavoro per ridurre gli arretrati, prendendo le cause su istanza delle parti, tanto che un ruolo che partiva da 2.500 iscrizioni, fermo dal 2017, oggi è a 1.400. C’è stata una redistribuzione dei fascicoli in base alle urgenze, ma resta ancora qualche causa del 2007 e del 2008”.
I numeri restano alti, malgrado il grande sforzo perché con due soli magistrati non è possibile fare di più e i quattro Got possono dare risposte a casi circoscritti. L’inevitabile disservizio che si è creato pesa anche sugli altri operatori, come gli ausiliari spesso costretti a portare a braccio i fascicoli da un piano all’altro perché l’ascensore non funziona; pesa sugli avvocati e soprattutto sugli utenti che non riescono ad avere risposte alla loro domanda di giustizia.
Sergio Piccione, presidente dell’associazione forense Apl, che rappresenta gli avvocati che si occupano di previdenza e lavoro, evidenzia l’insostenibilità della situazione. “La presidente – dice – ci ha dato la sua disponibilità, ma non può fare molto. Ci sono cause che andrebbero definite nel giro di pochi mesi, come quelle che riguardano i licenziamenti illegittimi. Qui ad avere un danno dalle lungaggini sono le parti: il datore di lavoro che si ritrova a dovere coprire tutte le spettanze del periodo del giudizio, ma anche il lavoratore se nel frattempo l’azienda chiude e dichiara fallimento. I tempi lunghi sono dovuti non tanto alla complessità dei giudizi, quanto alla sostituzione dei magistrati”.
Per avere una deflazione del contenzioso il Ministero consente che le prove testimoniali nei giudizi di lavoro, tranne che per i licenziamenti, siano tenuti dai Got. “Una prassi – riferisce Piccione – che abbiamo sempre osteggiato perché può limitare e falsare gli elementi su cui si basa la decisione del giudice, che invece dovrebbe seguire l’istruttoria in ogni sua fase”.
I contenziosi riguardano licenziamenti, differenze retributive, avanzamento di livello, riconoscimento di mansioni superiori e buona parte sono cause su tematiche previdenziali e assistenziali. I dati aggiornati al 12 marzo 2019 parlano di 14 mila 44 contenziosi pendenti di cui 2 mila assegnati ai giudici onorari e circa 6 mila iscritti a ruolo nel 2018. “Una corsia preferenziale – spiega la presidente – hanno i licenziamenti e dopo le iscrizioni a ruolo più vecchie che hanno superato i tre anni e ormai rientrano nella ex legge Pinto. La situazione dovrebbe migliorare con i due giudici che prenderanno servizio il prossimo 5 aprile e con l’arrivo, dopo l’estate, di un altro magistrato su cui ha recentemente deliberato il Csm”.
Più complicata appare la questione della sede, che su due piani ospita anche il Giudice di pace. Un plesso inadeguato, l’ex Casa della studentessa, di proprietà del gruppo Franza, dove si fanno soltanto manutenzioni ordinarie a carico del Ministero, spesso insufficienti a dare funzionalità piena alla struttura. Aule piccole, muri sporchi, facciata cadente, ascensore di capienza maggiore guasto da febbraio 2016 e che adesso si sta tentando di ripristinare, scantinato usato come garage e adesso chiuso perché inagibile. Sarebbero necessari interventi straordinari e urgenti.
La realizzazione del secondo Palazzo di giustizia sarebbe la soluzione a tutti i problemi e piaceva anche l’idea della ex caserma Scagliosi. Ma, come si sa, il percorso avviato è stato bloccato.