Ora, è del tutto evidente che i provvedimenti in deroga hanno il requisito dell’eccezionalità, perché essi non sono soggetti a vigilanza e controllo e, nel caso degli appalti pubblici, neanche alla comunicazione all’Osservatorio degli Appalti pubblici. Il presidente della Repubblica emerito, Francesco Cossiga, con il suo sottile umorismo, ha definito le ordinanze in deroga “come atti che possono derogare a tutto tranne trasformare un uomo in donna”.
è vero che con ordinanze eccezionali in deroga si è risolto, almeno sembra, il problema della spazzatura a Napoli. è vero che con le ordinanze eccezionali in deroga il Governo ha dato una risposta pronta e soddisfacente (almeno per il momento) ai terremotati d’Abruzzo. Ma questi due interventi vengono considerati quasi miracolosi (e forse lo sono in questo marasma istituzionale) mentre dovrebbero essere comportamenti di ordinaria amministrazione.
Se l’ordinaria amministrazione fosse diffusa nel nostro Paese, a livello di Regioni ed Enti locali, non ci sarebbe bisogno del Cavaliere Bianco, nè di Bertolaso, nè di altri come lui.
La tempestività nel risolvere le emergenze non può giustificare la violazione dei principi di concorrenza e di trasparenza, nonché l’articolo 97 della Costituzione, secondo cui vanno assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione. Meno che mai può essere motivata la corruzione.
L’urgenza degli interventi non giustifica l’arbitrio, che può verificarsi in assenza di controlli. Tagliare le procedure non significa utilizzare il denaro dei contribuenti come se fosse il proprio, nè calpestare l’interesse generale a favore di quello personale.
I recenti episodi del consigliere comunale di Milano, tale Camillo Pennisi (Pdl), preso con la mazzetta in mano, e l’arresto del presidente della Provincia di Vercelli, Renzo Masoero (An), accusato di aver chiesto tangenti, sono la punta dell’iceberg della corruzione, ancora esistente, nel ceto politico. In quel ceto che dovrebbe controllare quello burocratico. Ambedue i ceti dovrebbero contrastare quegli imprenditori disonesti che della concussione fanno il loro mestiere. Sembra un circolo vizioso ma la soluzione c’è: ritornare a Etica e Valori.