In Sicilia, è indispensabile che esista una banca capace di fare interventi nel capitale di rischio delle piccole e medie imprese (il 96 per cento del tessuto economico), nell’ordine di uno o due milioni di euro, con l’apporto di risorse professionali da fornire in ogni azienda, in modo da aiutare gli imprenditori a stendere e ben gestire i relativi business plan in aderenza al mercato.
La questione di fondo è proprio questa: le imprese siciliane devono essere capaci di stare sul mercato, offrendo prodotti e servizi competitivi non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Perché ciò accada, è necessario che gli imprenditori abbiano una qualificata preparazione (l’intuito è indispensabile ma non basta) e che possano contare su un insieme di regole istituzionali cristalline, osservate e fatte osservare da tutti, le quali consentano di basarsi sull’equità e sulla trasparenza, valori che produrrebbero la competitività. Senza questi due valori, il sistema istituzionale-economico si imballa e non funziona.
Dopo aver sbaraccato tante infrastrutture inutili, il Governo regionale deve inserire i valori di merito e responsabilità, più volte richiamati da queste colonne. Senza di essi è perfettamente inutile pensare che la Pubblica amministrazione regionale e, a caduta, quelle degli Enti locali, vengano riformate e rese funzionali, in modo da raggiungere le mete indicate, indispensabili per rimettere in moto l’economia.
Il Governo Lombardo si preoccupa di tacitare i precari, i dipendenti della Fiat, i forestali, gli inutili formatori e tanta altra gente che vive in modo parassitario sui soldi dei contribuenti.
Un grande piano dell’industria blu, dell’industria verde, delle infrastrutture e delle attività produttive nelle quali investire alcuni miliardi di euro, risparmiati dal parassitismo, metterebbe in moto tanta di quell’occupazione produttiva di ricchezza che assorbirebbe totalmente precariato e disoccupazione esistente. A una condizione: che si dica alla gente che deve riqualificarsi, mettersi a lavorare sul serio, perché facente parte della comunità siciliana che ha bisogno di tutti.