Palermo – In attesa del Piano del traffico solo provvedimenti tampone

PALERMO – Sono trascorsi quasi due anni da quando il Tar (Tribunale amministrativo regionale) e il Cga (Consiglio di giustizia amministrativa) hanno bocciato l’istituzione delle Ztl (Zone a traffico limitato) a Palermo poiché la città era priva del Piano urbano del traffico (Put).
Si pensava da più parti che la lezione (restituzione ai cittadini delle spese sostenute per l’acquisto dei pass) fosse servita all’amministrazione comunale quale monito per formulare in maniera rapida, un Put efficiente, ma niente da fare. A oggi, a parte la comunicazione di un accordo con l’Università per la stesura del documento, niente di concreto. Questo Piano dovrebbe disciplinare il traffico, indicare dove parcheggiare, quali mezzi pubblici utilizzare per il movimento di cittadini, lavoratori e consumatori verso i luoghi di lavoro, di commercio, d’intrattenimento. Dall’uso corretto di un Put dipendono l’economia e la qualità della vita di un’intera città.
A Palermo si parla soltanto di provvedimenti tampone, privilegiando l’urgenza alla seria programmazione, determinando così chiusure di centro storico o interi pezzi della città additando l’auto come unica fonte d’inquinamento. Forse anche più inquinano i camion, gli autobus obsoleti, gli impianti di riscaldamento, i forni commerciali, le lavanderie e anche le numerosissime deroghe concesse nelle giornate di stop. La giusta scelta sarebbe di riorganizzare la vita civile ed economica della città dalla sua mobilità.
In quest’ottica, merita maggiore attenzione la chiusura di una parte del centro storico, che andrebbe accompagnata da scelte d’intervento pubbliche mirate all’abbellimento viario e architettonico e all’organizzazione di eventi per attrarre turisti, ma anche gli stessi palermitani, per rendere godibile quella parte della città. Tutto ciò è oramai realizzato in numerose città d’Italia e in Europa, dove la pedonalizzazione ha rappresentato e rappresenta una concreta possibilità di rilancio per intere zone delle città.
Bisognerebbe osare, condividendo le scelte con un’estesa gamma di soggetti, siano essi imprenditoriali o sociali e assumendo con essi concordate responsabilità.