La Pa paga dopo 400 giorni

PALERMO – Un miliardo e 600 milioni di euro. A tanto ammonta il credito accumulato dalle imprese nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni siciliane. Una situazione che anziché migliorare peggiora di giorno in giorno nell’Isola che si è trasformata nella peggiore regione non solo d’Italia ma addirittura d’Europa proprio in relazione ai ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni.

Mettendo a confronto i dati di Confartigianato con quelli in possesso di Confindustria viene fuori uno spaccato sconcertante che relega la Sicilia, guarda un po’ che novità, come fanalino di coda tra gli stati membri dell’Ue.
Il problema vero è che la Sicilia, riguardo a questo specifico fenomeno di malcostume, riesce addirittura ad essere staccata notevolmente dalle stesse regioni italiane, specie del Centro Nord, che già di fronte all’Europa arrossiscono per via del più che doppio ritardo medio nel pagamento delle Pa alle imprese.

Eppure la Sicilia riesce a fare molto, ma molto peggio rispetto a tutte le altre realtà italiane, figurarsi europee. Anche qui facciamo un incrocio di dati: Confartigianato asserisce che mediamente in Italia un ente pubblico impiega 138 giorni per liquidare quanto dovuto ad un’impresa. In Sicilia si impiega il triplo del tempo nella migliore delle ipotesi. Infatti Confindustria Sicilia parla di ritardi che possono oscillare dai 400 giorni per arrivare a punte massime addirittura di 800 giorni, quindi ben 6 volte di più. Tutto questo è più che possibile in una terra in cui la contraddizione regna sovrana ed i diritti, anche quelli più elementari (come ad esempio riscuotere i crediti vantati da un’impresa), molto spesso vengono del tutto calpestati.

“Abbiamo l’impressione  – sostiene Giuseppe Catanzaro, vice presidente di Confindustria Sicilia – che non ci sia la piena percezione della gravità del problema. è una massa enorme di liquidità bloccata, di cui le imprese hanno assolutamente bisogno e che è necessario immettere al più presto nel sistema economico regionale”. Da tempo si parla di questo tipo di problematica in Sicilia ma di fatto non è cambiato sostanzialmente nulla. Adesso anche l’Unione Europea: la Commissione è intervenuta emanando una direttiva nella quale si propone di imporre alle pubbliche amministrazioni di onorare i loro debiti con le imprese entro 30 giorni o altrimenti sarebbero tenute a pagare interessi, una compensazione per i costi di recupero e un indennizzo forfettario pari al 5 per cento dell’importo dovuto a decorrere dal primo giorno di ritardo del pagamento. Semmai questa linea dovesse diventare legge sicuramente in Sicilia i tempi non sono assolutamente maturi per essere rispettati. E si dividono pure le organizzazioni di categoria rispetto alla modifica dell’articolo 22 della Finanziaria: “Prendiamo atto con soddisfazione – dice il presidente regionale di Confindustria, Ivan lo Bello – del fatto che il governo regionale ha assunto l’impegno di modificare la Finanziaria per consentire non solo ai Comuni, ma a tutte le pubbliche amministrazioni, compresi Ato, Ausl, Consorzi e Province, di certificare i crediti vantati dalle imprese e finora non pagati, avendo con l’occasione verificato che tale strumento non comporta incremento di spesa. Si tratta non di assistenza, ma di convertire i crediti, per servizi resi e opere realizzate, in anticipazioni bancarie che daranno ossigeno alle attività produttive affinché possano affrontare la grave crisi finanziaria”.

Non la pensa così però la Cna, confederazione nazionale degli artigiani: “L’approvazione dell’articolo 22 della finanziaria regionale – dice Mario Filippello, presidente di Assoconfidi – preoccupa molto, e stupisce che vi siano stati tanti attestati di soddisfazione. In base a questa norma, infatti, a fronte dei crediti maturati per lavori effettuati per la pubblica amministrazione, le imprese invece dei soldi avranno un certificato che produrrà ulteriori indebitamenti”.



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