Fermate ora l’inutile formazione

PALERMO – Non ha pace la formazione professionale siciliana. Ed i motivi sono diversi: troppi soldi spesi, pochi risultati ma anche molti interessi dietro. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che tiene a freno le scelte che sembrano più ovvie, come ad esempio bloccare il sistema per qualche mese in attesa di ripianificare tutto ed arrivare a creare un contenitore che contenga le spese e che nel contempo diventi un servizio eccellente. Il contrario in pratica di quello che oggi è il sistema: per il solo piano regionale dell’offerta formativa si spendono 240 milioni di euro e rispetto all’ultimo piano di finanziamento è emerso che ogni corso costa alle tasche dei cittadini 108 mila euro per essere seguito in media da appena 11 allievi.
 
Tra questi soltanto un corsista e mezzo, alla fine, trova lavoro. “L’effettivo avviamento al lavoro di un giovane siciliano – ha avuto modo di spiegare il procuratore generale della Corte dei Conti, Giovanni Coppola – pesa sui contribuenti 72 mila euro. A questo punto penso proprio che non ne valga la pena spendere così tanti soldi per poi non avere un ritorno vero e sostanziale sul fronte occupazionale”.
In pratica quest’anno inevitabilmente si andrà a ripetere lo stesso desolante scenario per il semplice fatto che materialmente gli enti di formazione e la Regione non hanno avuto il tempo di apportare le necessarie modifiche per adeguarsi ad un nuovo sistema. Appare un palliativo l’iniziativa di avere messo un freno ai corsi per estetista, parrucchiere ed informatica, tagliati del 12 per cento. Infatti gli insegnanti degli enti non si sono riqualificati e sono gli stessi dello scorso anno. Quindi le stesse persone che dovranno affrontare magari altre materie, semisconosciute. Ecco perché lo stop dei corsi per un anno, proposto dall’assessore regionale alla Formazione, Mario Centorrino, sembra la scelta migliore, così come ha sempre sostenuto il nostro quotidiano. A dire il vero sono gli stessi operatori del settore che si rendono conto di questa necessità: “Attraverso un sondaggio lanciato nel nostro sito appena qualche mese addietro – scrive in una nota la più grande piattaforma on line Formazione in Sicilia (www.formazionesicilia.com) – i votanti avevano chiaramente espresso il volere favorevole sulla possibilità di fermare i corsi e procedere con una riqualificazione del personale della formazione professionale in Sicilia.  Allora la percentuale si è attestata al 66 per cento dei votanti, il 4 per cento era indeciso, contrario il 33 per cento”.
I sindacati però frenano: alcuni hanno ancora il dente avvelenato, come la Uil e la Cisl, a cui nel nuovo Prof sono state tagliate le ore formative. Al primo sindacato, collegato all’Enfap, mancano in questo Piano ben  6 mila ore formative, mentre allo Ial Cisl vengono meno 100 mila euro. Sono proprio questi due sindacati che mostrano le maggiori resistenze: “Non sono ancora chiare le soluzioni tecniche che si dovrebbero adottare per tutelare gli stipendi di chi lavora nella formazione” è la motivazione del segretario regionale della Uil, Claudio Barone. “D’accordo ai tagli – aggiunge il leader della Cisl siciliana Maurizio Bernava – ma senza favoritismi”.