Un gap “sociale” per gli studenti siciliani

PALERMO – Vertici dell’Ufficio Scolastico Regionale e dell’Assessorato alla Pubblica Istruzione a confronto con una rappresentanza delle scuole secondarie di secondo grado dell’isola per discutere su come affrontare realisticamente e senza indugi quella che è stata definita, senza mezzi termini, la grave crisi della scuola siciliana.
Con una procedura d’urgenza, l’Assessore regionale all’Istruzione e Formazione, Mario Centorrino, la Dirigente generale del Dipartimento della Pubblica Istruzione, Patrizia Monterosso, e il Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, Guido Di Stefano hanno, infatti, convocato un centinaio circa di dirigenti scolastici di scuole collocate in aree di priorità educativa.
Obiettivo: far fronte alla difficile situazione in cui versa la scuola siciliana con un piano straordinario di interventi economici, strutturali, educativo-didattici e organizzativi. “Si tratta – ha detto la Monterosso ad apertura dei lavori- di un primo incontro con i dirigenti scolastici delle scuole secondarie di II grado allocate in territori degradati, ai quali ne seguiranno altri anche con le scuole di diverso ordine e grado, per capire proprio dalla base quali sono i problemi quotidiani che affrontano queste scuole, quali strumenti hanno a disposizione e di quali interventi necessitano”.
“Voglio ascoltare tutti voi- ha continuato la Dirigente generale del dipartimento P.I.– per comprendere, al di là delle indagini nazionali e/o internazionali le cause di questo disagio, considerando tutte le variabili di contesto e le possibili soluzioni”.
Anche il Direttore Di Stefano non ha usato mezzi termini: ”In tutti i rapporti ne usciamo male; è inutile negarlo. Vi sono ben 6 punti di scarto tra le performances dei nostri alunni e quelli del nord e nelle  province dove la crescita economica è bassa, i risultati sono i peggiori”. “Vi sono aree – ha continuato Di Stefano in cui non vi è alcunché se non la scuola, come unico presidio delle Istituzioni, ma la scuola da sola non è in grado di fronteggiare le emergenze di quei territori a rischio e chi addebita solo alla scuola i fallimenti in realtà scarica su di essa responsabilità che vanno cercate altrove”. A queste amare considerazioni hanno fatto eco i racconti dei dirigenti scolastici testimoni dell’emergenza educativa.
“La polvere della scuola è sempre meglio della polvere della strada” ha affermato Lino Secchi, dirigente dell’Istituto Comprensivo Campanella-Sturzo a Librino (CT) il quale ha aggiunto “seppur con mille difficoltà e senza alcun aiuto da parte di altri enti, ma con la sola buona volontà dei docenti e mia, che rimango a scuola, a volte, fino alle dieci della sera, siamo riusciti a rendere la scuola uno dei pochi servizi nel territorio”. Per Susanna Di Salvo, dirigente dell’I.C. Principessa Elena di Palermo, “occorre un supporto ai docenti durante le ore di lezione poiché un solo insegnante con una classe di 25 alunni, tra cui disabili, immigrati, disadattati, svantaggiati ecc., non ce la fa più e il rischio è quello di ammalarsi per lo stress e il senso di frustrazione”.
Un piano straordinario, dunque, di cui una prima ipotesi metodologica è stata illustrata dal Maurizio Gentile, coordinatore dell’osservatorio contro la dispersione scolastica, per il quale occorre intervenire contemporaneamente sugli studenti, sulle famiglie e sulla scuola secondo il modello della ricerca-azione.
Questa ipotesi, coniugata con le richieste avanzate dalle scuole, dovranno essere tradotte nel progetto al quale lavoreranno gli esperti di progettazione europea e della ricerca.
 

 
Centorrino rassicura: “La scuola non sarà lasciata sola”
 
All’incontro erano presenti, infatti, Domenico Giubilaro dell’area programmazione e coordinamento del Dipartimento P.I. e Gaspare Trizzino, ricercatore dell’Irre Sicilia. L’Assessore Mario Centorrino, concludendo i lavori, ha assicurato tutti i presenti che la scuola siciliana non sarà lasciata sola: “vogliamo sostenere voi dirigenti e docenti –ha detto- per realizzare un connubio fra scuola e territorio che, nella pratica, si tradurrà nella predisposizione di piani atti a fronteggiare le emergenze del territorio che influiscono negativamente sulla scuola”. “Questi progetti – ha precisato l’assessore- devono essere orientati all’educazione del territorio e all’introduzione di strumenti critici per comprendere e affrontare il disagio e sostenere le famiglie al ruolo della genitorialità e devono essere realizzati insieme alle università, alle associazioni di volontariato, ai centri culturali ecc. per fare uscire le scuole dal senso di solitudine perché è vero che sono pochi gli interlocutori istituzionali a sostenere la scuola”.