Nel bilancio dello Stato, sol che vi si guardi dentro con competenza e professionalità, le spese dannose da amputare sono tante, ma bisogna avere il prestigio morale e la forza politica per procedere a eliminare le spese clientelari e quelle parassitarie, che soddisfano solo la famelicità di politici e corporazioni.
Ritorniamo sul taglio della spesa pubblica, perché è da lì che bisogna partire, per procedere conseguentemente a due operazioni strategiche: investire in infrastrutture una parte dei risparmi e portare a diminuzione del debito pubblico l’altra parte.
In qualunque bilancio, l’intervento tecnico-professionale, quando si vuole razionalizzare la spesa, è possibile, con accorta manovra, che non tagli con una linea, bensì con una sinusoide: si può abbassare mediamente il totale di almeno il cinque per cento. Tradotto in cifre, significa un risparmio di 40 miliardi, quanto servirebbe, per altri versi, per abolire l’Irap. Non si capisce perché questo Governo e Berlusconi in prima persona, che hanno promesso con il loro programma elettorale del 2008 di fare le riforme, non le stiano facendo. Fra le riforme, quella primaria riguarda il riordino della spesa che per alcuni versi può anche essere impopolare.
Nel nostro Paese, vi è un sistema istituzionale complesso, per cui i progetti strategici del Governo debono essere confrontati con la conferenza delle Regioni, l’Anci (associazione dei Comuni) e l’Upi (associazione delle Province). Confronti che allungano in modo pernicioso i tempi e impediscono lo svolgimento di un’azione politica di interesse generale.
È giusto che il Governo ascolti Regioni ed enti locali, ma alla fine ha il dovere di decidere con la prerogativa della legislazione esclusiva all’Esecutivo, seppur dando ascolto ai suggerimenti che arrivano dai territori. Per contro, poi, il Governo non intervenga in materie che invece sono di competenza di Regioni ed enti locali, creando problemi e rinviando le soluzioni.
Con l’attuazione del federalismo, se mai vedrà la luce, i limiti di intervento del Governo e quelli di Regioni ed enti locali dovrebbero essere marcati, secondo il noto principio della sussidiarietà, che è il fondamento dell’azione dell’Unione Europea.