PALERMO – Sono trascorsi appena due mesi dall’inizio dell’anno, eppure l’allarme lavoro nero resta intatto nonostante i proclami delle istituzioni ai vari livelli.
Anzi, a giudicare dalle prime proiezione statistiche, la situazione sembra oggi essere precipitata. Nella sola provincia di Palermo la Guardia di Finanza ha reso noto che a gennaio e febbraio sono stati scoperti ben 80 lavoratori in nero.
I sindacati, invece, fanno un’analisi più complessiva del panorama siciliano e parlano addirittura di un aumento del 40 per cento del fenomeno nel settore dell’edilizia. I primi numeri del 2010 sembrano quindi dare evidenti segni di un problema che con questa crisi sta addirittura trovando ulteriori spazi dove insinuarsi e radicarsi. Nel palermitano i finanzieri hanno riscontrato la posizione di addirittura il 64 per cento di lavoratori in nero nel complesso delle ispezioni effettuate. Un’attività di servizio che ha investito esercizi commerciali ed imprese operanti in svariati settori.
Le Fiamme Gialle hanno infatti bussato alle porte di panifici, pizzerie, imprese esercenti nel ramo della ristorazione, bar, negozi di abbigliamento ma soprattutto imprese, riscontrando nella maggior parte dei casi violazioni alla normativa in materia di lavoro. “Diverse – secondo i finanzieri del comando provinciale di Palermo – le motivazioni che inducono i titolari delle attività a non procedere a regolari assunzioni: la regola principale in questi casi è risparmiare sugli oneri contributivi a loro carico e non gravare sui costi di produzione o di esercizio, realizzando così maggiori guadagni”. Una statistica che fa il paio con la presa di posizione pressoché unanime dei sindacati: “La mancanza quasi totale di controlli ispettivi nei cantieri in tutte le province siciliane – sottolinea il segretario regionale della Filca Cisl Santino Barbera – ha fatto aumentare il fenomeno del lavoro nero sino al 40 per cento degli addetti in edilizia.
Gli ispettori del lavoro sono diventati delle figure di cui tutti i lavoratori conoscono l’esistenza, ma solo in pochi hanno avuto la fortuna di vederli in azione nei posti di lavoro a tutela della loro sicurezza e per la salvaguardia della loro dignità”. Dai dati in possesso della Filca, la crisi economica ha tagliato circa 30 mila posti di lavoro regolari nel settore edile. “Lavoratori – ricorda Barbera – che non risulteranno negli elenchi del 2010 dell’Agenzia delle Entrate come contribuenti dello Stato, perché sono stati e continuano a essere licenziati. Anzi, sacrificati sull’altare della crisi dalle imprese che lamentano le troppe imposte sul lavoro, salvo poi costringerli a lavorare in nero, magari con la stessa azienda”.
Per la Filca Cisl una situazione tanto raccapricciante quanto illegale: “Superare lo squallido e drammatico presente fatto di lavoro irregolare e malpagato è semplice – sostiene il leader cislino degli edili – ma non è sufficiente una nuova legge sugli appalti. è necessario che l’eventuale nuova legge preveda l’individuazione di ruoli, compiti e responsabilità sia all’interno dell’impresa appaltante che dell’ente appaltatore.