PALERMO – Prima il Consorzio Autostrade, adesso il Fondo per il Commercio. Probabilmente la Regione Sicilia sta cominciando a prenderci gusto con il ricorso al commissariamento. Ma attenzione ad esultare: una gestione del genere non potrà mai dare la necessaria svolta.
Questo lo sanno le organizzazioni di categoria che non nascondono affatto la loro preoccupazione al contrario invece delle tante dichiarazioni trionfali dei giorni scorsi che vedevano la nomina del commissario del Fondo come un fatto importante per sbloccare il sistema.
Ma mentre si consumano queste pastoie burocratiche, che inevitabilmente porteranno alla perdita di altro tempo prima di effettivamente vedere l’attività commissariale fare concreti passi in avanti, le imprese commerciali languono in mezzo ad una crisi in Sicilia che sembra davvero senza precedenti. Probabilmente la preoccupazione della Camera di Commercio siciliana non nasce per caso.
Infatti, ha messo sul tappeto uno studio sul contesto siciliano, nel quadro ovviamente del panorama nazionale, ed è emerso che sono crollate le vendite, aumentati i prezzi dei fornitori, rallentato l’accesso al credito: sono queste le difficoltà per oltre l’80 per cento delle piccole e medie imprese del Sud toccate dalla crisi secondo gli ultimi dati forniti da un’indagine Confcommercio e Format-Ricerche di Mercato.
“Il commissariamento del Fondo per il Commercio – dice Pietro Agen, presidente della Confommercio Sicilia-Imprese per l’Italia – non finisca per rappresentare un metodo: sia al più presto ricostituito il Comitato di gestione. La responsabilità del blocco delle pratiche, che si è protratto per circa un anno, non è certo imputabile alle imprese o alle associazioni, ed è quindi necessario che il commissariamento sia soltanto una parentesi, e soprattutto è opportuno che sia risolta al più presto tale impasse, secondo i principi di rappresentatività che avevamo invocato”.
Per Agen questo è un vero e proprio invito al Governo regionale affinchè continui ad interessarsi del settore non vedendo nel commissariamento una decisione salomonica. La preoccupazione del presidente Agen è che possa trascorrere ancora tempo senza che si riattivino in pieno le funzioni dell’organismo di gestione, in una fase critica dell’economia siciliana, in cui bisogna invece dare risposte immediate alle imprese: “Si proceda speditamente per rimettere in moto l’organismo, sulla base di procedure e regole che abbiano i parametri utilizzati dalle Camere di Commercio, e che tengano conto, pertanto, dell’impatto che le imprese associate hanno sull’economia”.
Con il Commissariamento, sostiene Confcommercio regionale, il Governo Lombardo è intervenuto per sbloccare delle risorse attese dal tessuto produttivo siciliano, costituito in prevalenza da piccole-medie imprese. Ma evadere le pratiche giacenti presso Banca Nuova era un’emergenza: ora l’auspicio di Confcommercio è che dalla straordinarietà si possa passare all’ordinaria amministrazione.
Confcommercio. Imprese “pericolosamente” sotto
Che le cose per l’impresa commerciale non vadano affatto bene lo conferma l’indagine della Confcommercio e Format-Ricerche di Mercato.
Emerge ancora che diminuiscono le vendite (per il 69,2% delle imprese) aumentano i prezzi dei fornitori (36,8%) e diventa più difficile l’accesso al credito (23,3%). A risentire maggiormente dei prezzi praticati dai fornitori sono le imprese operanti nei settori Commercio e Servizi, dell’accesso al credito si lamentano in prevalenza le microimprese e le piccole imprese commerciali siciliane.
Risultano pochi gli investimenti nel periodo 2008-2009 (23,1%) con la tendenza a diminuire, dato che il 54,9% delle Pmi del Meridione dichiara l’intenzione di non investire nel periodo 2009-2010 e questo soprattutto per mancanza di risorse. Non a caso il Fondo per il Commercio punta proprio a scardinare il problema delle difficoltà di accesso al credito. Si tratta infatti di un sistema con il quale possono concesse diverse tipologie di agevolazioni in favore delle piccole e medie imprese commerciali che svolgono le attività comprese nel decreto assessoriale n. 186 dell’11 febbraio 1997, con esclusione di quelle che esercitano la commercializzazione di prodotti agricoli.
Ad accedervi le piccole e medie imprese commerciali che hanno meno di 250 dipendenti, con un fatturato annuo che non superi i 50 milioni di euro.