MESSINA – “Cara politica, sui diritti delle persone non ne hai azzeccata una. Vogliamo più Welfare”. Questo lo slogan con il quale il 27 febbraio scorso, con manifestazioni a Roma e in oltre 30 città d’Italia è partita una campagna di mobilitazione per il salvataggio del Welfare.
Una mobilitazione alla quale l’associazione Meter & Miles di Messina ha aderito per i seguenti motivi: “Dal terzo settore deve ripartire una stagione di conflitto sociale forte, che affianchi alla pressione sulla politica un’azione diretta delle coscienze della gente. Questa cultura che sceglie l’abbandono di chi è debole ci è entrata nelle viscere e molti cittadini la subiscono, se non la condividono addirittura. Dobbiamo aprire la testa di chi ci sta vicino, a partire dai soggetti che il bisogno vivono quotidianamente e anche di tutti coloro, come i volontari, che suppliscono alle carenze sociali di ogni tipo. A Messina, tutta la vicenda legata alla tragedia del 1 ottobre scorso, ha evidenziato il pessimo rapporto tra istituzioni e Organizzazioni del Terzo Settore. Se da un lato c’è stata, e c’è ancora, una generosissima partecipazione di volontari in aiuto delle vittime del fango, c’è stata e c’è ancora una insopportabile mancanza di raccordo e di coordinamento tra chi gestisce formalmente l’emergenza e i gruppi Organizzati del Terzo settore.
La stessa richiesta di aiuto di molti parenti di persone portatrici di handicap ripropone la decennale carenza di progettualità e di organizzazione tra pubblico e privato. Una assoluta mancanza di dialogo che non dipende solo e soltanto dalla mancanza di risorse economiche. Dietro a tutto ciò c’è anche spreco, incapacità e sfruttamento clientelare del bisogno. Potremmo fare un lunghissimo interminabile elenco di esempi ma basta girare lo sguardo attorno ad ognuno di noi. Rivolgiamo a tutte le istituzioni – prosegue l’ Associazione – 10 richieste urgenti: introdurre i livelli essenziali di assistenza sociale da garantire su tutto il territorio; estendere opportuna indennità ai senza reddito, limitare l’uso dei contratti flessibili, avviare ogni procedura di legge per l’avviamento al lavoro combattendo la vastissima fascia di quello in “nero”; introdurre il reddito minimo d’inserimento; dotare il fondo nazionale per la non autosufficienza di risorse adeguate; definire un piano nazionale per la chiusura degli istituti segreganti per le persone con disabilità; investire nella formazione degli adulti e in progetti di riqualificazione professionale per disoccupati e cassintegrati; dare la cittadinanza e il diritto di voto ai migranti che da cinque anni risiedono in Italia; aumentare le risorse destinate all’aiuto ai paesi poveri dallo 0,16% allo 0,7% entro il 2015; riformare il sistema carcerario, ricorrendo alle misure alternative; combattere l’evasione fiscale. Per finire. Una considerazione andrebbe fatta sul ruolo assolutamente marginale esercitato dalla Consulta Comunale del volontariato e l’incomprensibile “aiuto” offerto alle politiche sociali da parte dei numerosi esperti che il sindaco ha generosamente ritenuto di nominare.”