PALERMO – “Tre macigni impediscono alla riforma di funzionare in modo ottimale: l’assenza di un piano regionale di riferimento, la mancanza di atti aziendali e l’assenza dei collegi sindacali. Le aziende impegnano miliardi di euro senza che vi siano controlli sulla gestione del bilancio. Non bisogna solo preoccuparsi di avere i conti in regola ma anche di garantire un servizio”. Dure le parole di Leoluca Orlando, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari riunitasi pochi giorni fa nei locali della Prefettura di Palermo per interrogare l’assessore regionale alla Salute Massimo Russo e i direttori generali delle aziende provinciali.
Tra i temi affrontati nel corso della giornata la situazione delle strutture sanitarie siciliane, il piano di rientro, il malfunzionamento di alcuni servizi sanitari e la prevenzione del rischio di errori medici. Nessuna anomalia sul piano di rientro ma sono gravi invece i dati relativi al debito che le strutture sanitarie regionali vanterebbero nei confronti di altre aziende.
“Fino al 31 agosto 2009 – ha detto Orlando – si registrano 4 miliardi e 24 milioni di euro di debiti. I direttori generali sono stati invitati a dare chiarimenti”. Nel particolare, ammontavano a 141 milioni di euro per Palermo, 39 milioni e 560 a Catania e 160 milioni a Messina. Questi i dati per i tre policlinici. Sono comunque solo una parte dei 4 miliardi.
Circa due miliardi e mezzo invece sono i debiti delle vecchie Asl, 1 miliardo per gli ospedali. “Nei bilanci di queste aziende, tra le entrate – afferma il presidente della commissione – troviamo inoltre crediti vantati nei confronti di altre aziende che invece non li riconoscono”. Per il Policlinico di Palermo ad esempio esistono dati di crediti nei confronti della Regione, dell’università e dell’Arnas che queste strutture non ritengono di dovere. “Questo è dovuto anche a due dei macigni di cui parlavamo – ha continuato il presidente – l’assenza di collegi sindacali e di atti aziendali”.
Una nota negativa anche in riferimento alla scelta, da parte dell’assessore, dei dirigenti. “Di fronte alla richiesta fatta all’assessore su come sono stati scelti i direttori generali, è stato risposto che son stati selezionati perché persone di sua fiducia. La legge lo consente ma non sempre questo criterio corrisponde ai requisiti tecnici e professionali che noi richiediamo”. Diverse le anomalie riscontrate quindi ma anche qualche riconoscimento. “Abbiamo notato anche aspetti positivi – ha detto Orlando – Ad Agrigento, nell’ospedale San Giovanni di Dio i lavori procedono senza privare la città dei servizi della struttura. Risposte positive anche nella zona di Mazzarino, nel Nisseno”. “Speriamo che le risposte a domande lasciate in sospeso arrivino al più presto in modo da migliorare la situazione sanitaria ed evitare altri casi di malasanità – ha concluso Leoluca Orlando – Purtroppo non c’è la possibilità di garantire il diritto alla salute ma il diritto alla tutela della stessa sì”. Il prossimo 12 aprile il secondo incontro. Poi la commissione sottoporrà una relazione conclusiva al Parlamento nazionale.
Rinviate le audizioni della commissione a Catania su errori e disavanzi in Sanità
CATANIA – Rimandata a data da destinarsi la tappa di Catania della delegazione della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali, presieduta da Leoluca Orlando, prevista per lo scorso martedì. In quell’occasione, la delegazione avrebbe dovuto ascoltare i rappresentanti dell’Università di Catania e il Direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria del Policlinico di Catania, il Presidente dell’Upi e i Direttori generali delle aziende ospedaliere e delle aziende sanitarie di Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna, relativamente al bilancio e disavanzi, al malfunzionamento dei servizi, al rischio di errori sanitari e alle problematiche delle singole strutture. Nel corso dell’incontro, inoltre, la Commissione parlamentare avrebbe dovuto ascoltare audizioni in merito al piano di rientro e alla razionalizzazione della spesa; ai tempi d’attesa per prestazioni specialistiche e alle disomogeneità territoriali (con particolare riferimento alla situazione di Ragusa); alle piante organiche, con particolare riferimento all’organico minimo dei reparti di emergenza, al risk manager e ai referenti di presidio; alla situazione strutture sanitarie siciliane e all’adeguatezza delle norme. (mt)