Anche l’Italia ha un terzo della sua popolazione (20 milioni di abitanti su 60) arretrata in un territorio di otto regioni. Nello stesso territorio ci sono ulteriori pesi: a) la criminalità organizzata, soprattutto in tre di esse; b) una mentalità attendista e non imprenditoriale, che aspetta sempre la manna dal cielo; c) un’estesa cultura del favore che un ceto politico di basso livello ha diffuso perché non ha avuto la capacità di elaborare e realizzare progetti di alto profilo e di dimensioni strategiche. Cosicché il divario fra le otto regioni e le altre dodici aumenta costantemente e non se ne vede la fermata, nè la risalita.
Questo accade anche per un’altra causa: il forte consolidamento della Lega Nord in tutto quel territorio inesistente che si chiama Padania. Aggiungiamo che tale consolidamento è ampiamente meritato perché, dal punto di vista egoistico di quelle popolazioni, la Lega ha svolto un ottimo servizio e tutti i suoi componenti si sono dimostrati, a oggi, dei bravi amministratori locali. Per tutti citiamo il sindaco di Verona, Flavio Tosi, amato dai suoi concittadini.
Abbiamo più volte criticato Umberto Bossi per le sue sparate, ma dobbiamo riconoscere il suo grande intuito e, soprattutto, la fermezza con la quale ha guidato il suo partito sulla linea dell’autonomia e del distacco amministrativo da Roma.
Il Partito del Sud conviene al Paese, perché senza il Sud non c’è lo sviluppo indispensabile affinché diventi competitivo a livello europeo. Pensare di produrre ricchezza a Nord e distribuire false pensioni d’invalidità, sussidi e indennità d’ogni genere al Sud è un vero e proprio suicidio della politica, non utile a chi esercita in modo becero tale attività e neanche alle popolazioni destinatarie dell’elemosina. In altre parole, al Sud non bisogna dare il pesce ma insegnare a pescare, cioè a diventare autonomo e apportatore di ricchezza all’Italia, non consumatore di ricchezza.
Il Partito del Sud non è di proprietà di nessuno ma di tutti coloro che comprendano il momento topico della svolta.