MESSINA – Prima un blitz dei Carabinieri della Compagnia “Messina Centro”, poi la notifica da parte dei militari di 23 avvisi di garanzia per associazione a delinquere e truffa. Che batosta per l’Atm e la sua immagine pubblica, già rovinata da anni di disservizi. E tutto questo mentre entra in vigore il nuovo tariffario con aumenti di oltre il 100%.
Furberie. Le solite, in spregio ai regolamenti e senza alcun rispetto del denaro pubblico. Ciò che la Procura di Messina ipotizza è che, tra il 2003 ed il 2009, 23 funzionari dell’Azienda Trasporti Municipalizzata abbiano falsato la documentazione relativa al chilometraggio degli autobus, facendo così lievitare le cifre lampeggianti sul contachilometri. A che pro? Semplice. Per ottenere dalla Regione Siciliana un maggior contributo pubblico, definito “Contributo d’esercizio”, quantificato proprio in proporzione al numero dei km percorsi nell’anno solare, e anche un maggior rimborso sull’accisa dei carburanti. Soldi che poi, una volta arrivati nelle casse dell’Atm, venivano – sempre secondo la ricostruzione della Procura – spartiti tra i “soci” della truffa tramite l’inserimento in busta paga del cosiddetto “premio corse” da 155 euro al mese, oppure tramite il pagamento di un “quantitativo esagerato di straordinario”, oppure ancora tramite compensi non previsti dalla legge per commissioni interne in coincidenza con la celebrazione di gare d’appalto.
E tutto questo mentre, al caldo e al freddo, sotto la pioggia o sotto il sole, l’utenza si affidava all’aiuto divino per veder spuntare il proprio autobus. Non solo. Tutto questo mentre è entrato in vigore il nuovo tariffario, che prevede aumenti stratosferici. Per la corsa semplice, infatti, si passerà da 0,50 euro a 1,20. Speriamo non sia la stessa proporzione con cui venivano aumentati i km percorsi dagli autobus, altrimenti chissà quanto denaro è stato ingiustamente versato nelle casse dell’Atm e successivamente trasferito nelle tasche dei 23 funzionari, funzionari di livello tra cui l’attuale direttore generale Claudio Conte.
Ipotesi di reato. Questi, nel dettaglio, i reati contestati dal procuratore aggiunto Franco Langher e dal sostituto Stefano Ammendola: associazione a delinquere (pena prevista la reclusione da 1 a 7 anni); truffa nella previsione dell’art. 640 bis c.p., ovvero aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (reclusione da 1 a 6 anni più multa); truffa prevista dal secondo comma dell’art. 640 c.p. (reclusione da 1 a 5 anni più multa).
Il commissario La Corte dichiarò: “Ereditata azienda pervasa di illegalità”
Messina – Ecco i nomi dei 23 funzionari dell’Atm indagati: Carmelo Cerchiaro Agostino, Antonio Cardia, Carlo Caruso, Rocco Centorrino (coordinatore area manutenzione), Claudio Conte (attuale direttore generale), Giuseppe Currò, Armando De Gaetano, Bartolo Enea, Orazio Famulari, Ferdinando Garufi (direttore amministrativo), Luigi Lacaria, Francesco Lisa (coordinatore d’esercizio), Francesco Lombardo, Santo Manganaro, Salvatore Orlando (responsabile dell’esercizio gommato), Orazio Parisi, Pietro Pasto, Emilio Prestipino, Federico Sorrenti, Pietro Tracuzzi, Alfredo Triolo, Salvatore Zaccone, Fortunato Zagarella.
“Ho ereditato un’azienda pervasa di illegalità”, aveva affermato poche settimane fa il commissario straordinario dell’Atm, Cristofaro La Corte.