Se il Governo regionale vorrà veramente fare riforme che incidano sull’economia e sullo sviluppo sociale, sarà costretto ad andare contro gli interessi delle corporazioni che in Sicilia, proprio per la sua arretratezza, hanno una presa ancora più forte. Tanto è vero che si collegano con le caste pubbliche.
Questa connessione fra corporazioni e apparati pubblici genera la corruzione. Può essere materiale se sostenuta da tangenti, ma quella peggiore è la corruzione etica, in quanto muove le attività non per dovere ma per favore.
Il clima del favore, come è noto a tutti i siciliani, è prevalente in tutte le attività politiche e istituzionali. Il ceto politico mantiene aperte le segreterie (quando invece dovrebbe chiuderle) per ricevere clientes che chiedono favori, non diritti.
Il ceto politico vecchio e barbaro ancora pensa che il consenso debba raccogliersi scambiandolo con il favore. Una parola usata in nome di una falsa amicizia, che andrebbe carcerata.
Le riforme, dunque, devono prevedere la possibilità di accesso ad ogni procedura esclusivamente per via telematica, nella quale tutti i passaggi sono registrati con la data e l’ora. Le procedure debbono avere tempi tassativi e del loro sforamento ne rispondano i dirigenti generali.
La riforma della Pa regionale deve comprendere il taglio di diecimila dipendenti, da trasferire nella bad company Resais Spa al fine di pagare loro lo stipendio, senza intasare uffici, creando inefficienze. Il taglio deriva dalla stesura di Piani industriali, assessorsato per assessorato, i quali determinino scientificamente quali servizi siano da produrre e quali le conseguenti risorse umane finanziarie e strutturali siano necessarie a tal fine.
La riforma del Piano regionale dell’energia va fatta inserendo il principio generale “tutti i territori superinquinati debbono essere urgentemente disinquinati con le spese a carico degli inquinatori” così come ha stabilito la recente sentenza dell’Ue.
La riforma delle riforme riguarda il bilancio della Regione. Va frantumata l’ingessatura per farlo diventare flessibile, in modo da ridurre fortemente le spese fisse e obbligatorie, per dare disponibilità finanziarie al Governo utili agli indispensabili investimenti. A riguardo, Lombardo si ricordi di John Mainard Keynes, il quale sosteneva che l’unico indebitamento giustificato è quello finalizzato agli investimenti. Le riforme sono urgenti per raccogliere il consenso a fine legislatura.