PRIOLO (SR) – Il sindaco di Priolo, Antonello Rizza, preoccupato per l’abbassamento della falda idrica e per l’aumento della salinità della stessa, temendo che detti fenomeni possano attribuirsi alle varie industrie che operano nella zona e che attingono con pozzi privati dal sottosuolo acqua sia per uso industriale che per uso potabile, ha chiesto ai direttori degli stabilimenti notizie dettagliate su tali pozzi. Dette notizie dovrebbero riguardare il numero dei pozzi attivi e la quantità giornaliera di acqua emunta, differenziando quella destinata ai processi industriali da quella impiegata per fini potabili e per i servizi. La richiesta riguarda inoltre il diametro e la profondità dei pozzi trivellati, ed i livelli dinamici e statici dell’acqua registrati in essi. La richiesta serve per un studio sulla falda acquifera che il Comune di Priolo ha recentemente affidato all’Università di Catania, al fine di accertare se detta falda si sia abbassata nel tempo determinano la temuta intrusione di acqua di mare e di conseguenza l’aumento del contenuto salino della stessa, coinvolgendo in questo fenomeno i pozzi del Comune di Priolo utilizzati per alimentare il proprio acquedotto.
Se i risultati dello studio dovessero confermare l’abbassamento della falda acquifera, il sindaco avrebbe intenzione, per ovvie ragioni, di emettere un’ordinanza di chiusura dei pozzi attivi. Naturalmente, nel caso in cui questa ordinanza dovesse essere emessa, si verrebbe a creare una situazione dai risvolti imprevedibili in quanto le industrie, che attualmente attingono in detta falda idrica, verrebbero private di un elemento essenziale per i loro processi e per i loro servizi. Non va dimenticato che il polo industriale siracusano nasceva, agli inizi degli anni cinquanta, nell’attuale zona non solo perché essa era al centro del Mediterraneo e delle rotte delle petroliere, ma principalmente per la ricchezza della sua falda idrica.
“Se si presentasse questo rischio – afferma il sindaco Rizza – certamente le responsabilità non sarebbero mie, ma delle stesse aziende che da anni vengono invitate a trovarsi un approvvigionamento idrico diverso da quello attuale. Purtroppo, le aziende hanno continuato a fare orecchie da mercante, hanno continuato ad emungere acqua dai loro pozzi e di conseguenza hanno impoverito oltremodo la falda acquifera. È stato suggerito alle aziende di costruirsi dei dissalatori, e qualcuna l’ha fatto, oppure di contribuire alla realizzazione del progetto dell’ottimizzazione delle acque reflue dopo il loro trattamento nel depuratore consortile Ias. Invece tutto è rimasto come 50 anni fa, quando le aziende scavarono i pozzi per il loro fabbisogno idrico”.
Al fine di evitare l’abbassamento della falda idrica del polo industriale siracusano il consorzio Asi tempo fa aveva suggerito una convenzione con le aziende per l’approvvigionamento idrico delle stesse utilizzando buona parte dell’acqua necessaria al loro ciclo produttivo, attraverso l’acquedotto di “Quota 100” del Biviere di Lentini; questa soluzione prevedeva il ripristino dei sistemi di chiarificazione e potabilizzazione e di alcuni gruppi di sollevamento e rilancio di detta acqua, ma pare che le industrie siano state sorde a tale convenzione.