Politica poco attenta alla biotecnologia

CATANIA – Il Parco scientifico e tecnologico della Sicilia, uno dei protagonisti più attivi del polo dell’Etna Valley, parteciperà all’incontro annuale dell’Aurp (Associazione dei parchi di ricerca universitari) nonché al prestigioso evento della Bio international convention, che si terrà ad Atlanta, negli Usa, dal 15 in avanti. L’occasione è ghiotta per presentarsi ad una platea internazionale di investitori e far conoscere i propri brevetti e le proprie recenti innovazioni.

 “Al di là dei prodotti – afferma il presidente del Pst Sicilia, Antonino Catara – obiettivo principale è quello di presentare agli investitori internazionali le opportunità offerte dal nostro territorio, in termini di know-how, competenze e agevolazioni. Il comparto delle biotecnologie nell’Etna Valley da alcuni anni è assai vivace nei laboratori di ricerca e si va diffondendo nelle imprese, per quanto ancora in nuce. Alcune di esse sono già impegnate nel settore”.
Certo, finora “è mancata – prosegue Catara – un’attenzione politica verso questo settore, un’azione decisa a favore dell’attrazione di capitali e dello start-up. Questo è già avvenuto anni fa nella microelettronica, e lo stesso si può fare per le biotecnologie. Ma occorre creare le condizioni”.
“Da parte nostra – conclude Catara – ad Atlanta presenteremo il territorio, le facilitazioni, le opportunità, la posizione strategica per il bacino del Mediterraneo e soprattutto i “cervelli”, con la credibilità di chi da anni investe sulle biotecnologie a Catania”.

È però avvilente constatare come nel Nord Italia il panorama sia assai diverso che in Sicilia, con maggiori investimenti e maggiore incisività delle aziende sul territorio, specie della Lombardia e dell’Emilia Romagna. “Lì – nota la coordinatrice del Pst Sicilia Nicoletta Paparone – l’industria delle biotecnologie è in fortissima crescita, mentre da noi il settore è rimasto pressoché lo stesso. E questo sorprende perché esistono davvero tante competenze diffuse sul territorio, nelle Università, nei laboratori di ricerca pubblici e privati, che attendono di essere valorizzate”.

“Già alcune aziende che fanno ricerca presso la nostra sede etnea – spiega Paparone –– accedono alla strumentazione di laboratorio e collaborano con i nostri ricercatori. È un modello che può estendersi ad altre realtà. Il Parco scientifico, l’Università e il turn-over aziendale, sono  in grado di offrire all’industria delle biotecnologie ricercatori e tecnici ben formati in attività di laboratorio, anche non convenzionali”.