Ognuno vale per i problemi che risolve

Sentiamo frequentemente persone che spiegano per filo e per segno perché sono degli incapaci. Illustrano con dovizia di particolari quali sono le difficoltà che incontrano per risolvere i problemi, come e perché non riescano a risolverli. Un comportamento stupido e negativo, che fa calare queste persone al fondo di un’ideale graduatoria nella quale primeggiano, invece, coloro che si pongono subito il modo per superare le difficoltà.
Ogni volta che spunta il sole, con esso arrivano problemi di ogni genere, piccoli e grandi. Ogni volta, ognuno di noi si pone, rispetto ad essi, in un modo costruttivo o negativo, a seconda della propria cultura e dei propri apprendimenti in famiglia, a scuola ed eventualmente all’Università. Non è comprensibile una posizione negativa, perché non approda a nulla. Mentre andrebbe posta una posizione positiva.

Non ci rendiamo conto che ognuno di noi vale per la propria capacità di risolvere i problemi. Non solo vale per sé stesso, ma anche per l’intera collettività. Immaginate quanti passi avanti farebbero le popolazioni se ciascuna formichina (cioè uno di noi) portasse in riserva il cibo. Immaginate quale progresso e quali passi in avanti si farebbero creando soluzioni e superando di slancio i problemi.
È qui il nocciolo della questione: se una Comunità ha l’abitudine a crescere, trasferisce a tutti l’esempio necessario del fare e del farlo con qualità. L’educazione si diffonde tra tutti i membri della comunità medesima, che riesce a crescere. Pensate al ceto politico, burocratico, imprenditoriale, professionale, sindacale. Rammentatevi di interviste più o meno brevi, più o meno noiose di tanti personaggi. Ricordate le partecipazioni di rappresentanti di questo o di quello a spazi radiotelevisivi nei quali si affrontano problemi. Fate mente locale per valutare quante sono le parole al vento, come il cane che abbaia alla luna, e quante, invece, concrete, costruttive e propositive.

Ecco la differenza fra le Persone e i quacquaracquà. Fra quelli che pensano e quelli che danno fiato alla bocca. Fra quelli che usano la testa per consumare shampoo e gli altri che la usano per progettare e costruire. Una netta demarcazione fra chi agisce, pur sbagliando (non sbaglia chi non fa) e chi invece aspetta la manna che mai arriverà o, peggio, che qualcuno risolva i propri problemi, proprio come in “Aspettando Godot” (di Samuel Beckett, 1906/1989).
Bisogna alzarsi la mattina con la voglia di vivere intensamente, riempiendo tutto il tempo che Dio ci mette a disposizione in modo da onorarlo e non gettarlo alle ortiche. Per comportarsi in questo modo, è necessario avere spirito di iniziativa, guardare bene in faccia le circostanze, cercare di capire lo scenario nel quale ci muoviamo, utilizzare le risorse, piccole o grandi, che sono alla nostra portata.

“Guai ai vinti”, urlava Brenno, condottiero dei Galli, nel 390 a.C.: cioè guai a coloro che si arrendono senza combattere, che non mettono in atto tutti gli armamenti mentali e fisici di cui dispongono e che si rassegnano prima del tempo, mentre ognuno di noi non dovrebbe rassegnarsi mai, salvo che di fronte alle situazioni ineluttabili.
Noi siamo granelli di sabbia in un deserto, eppure il nostro spirito è dotato di una grande energia e può farci diventare singolarmente utili agli altri e a noi stessi. Senza dimenticare mai la piccola dimensione dell’uomo. Tuttavia, vi sono stati e vi sono alcuni grandi uomini che sono riusciti a giganteggiare con l’arma più potente che possedevano: la mente. Noi generiamo energia al nostro interno e la generiamo con la capacità di addestrare il nostro cervello, fin da quando usciamo dall’adolescenza, per essere costruttivi e per ragionare secondo il detto “si può fare”.
Molti hanno dimostrato che nessuna impresa è impossibile, sol che mettessimo in campo un’enorme buona volontà e un’altrettanta grande capacità, unita, ovviamente, a competenze che si acquisiscono con grande sacrificio, rinunciando a divertimenti, a vacanze e a periodi festivi.