MESSINA – Il tempo passa, e prima o poi i nodi vengono al pettine. E a noi, come sempre avviene in questi casi, tocca fare la figura delle “cassandre”. Mai come stavolta, però, avremmo voluto vedere una smentita, sorprenderci della solerzia e della lungimiranza dei nostri amministratori, ammirare il rispetto per il dolore passato e la sicurezza futura dei nostri concittadini. E invece, ancora una volta, siamo costretti a parlare di politica, che mai come in questi anni è diventata una parolaccia da vietare ai bambini. Soprattutto quelli di Giampilieri e Scaletta.
Sono passati sei mesi dall’alluvione del primo ottobre in cui hanno perso la vita 37 concittadini. Tanto il pathos, tante le promesse, i progetti. Oggi tutta l’emozione dei primi giorni però si è stemperata, mentre scriviamo la gran parte dei messinesi è sui Colli o in provincia per la scampagnata di Pasquetta, e nessuno vuol sentire più parlare di cosa è successo “solo” 180 giorni fa. Né di cosa succederà ancora, se il Governo non si deciderà a mettere finalmente sul tavolo della sicurezza i soldi necessari a far fronte a quella che ancora oggi è una tragica emergenza.
Le risorse che c’erano sono finite. Lo hanno annunciato all’Ars il dirigente generale del Dipartimento Regionale di Protezione civile ing. Lo Monaco ed il responsabile della Protezione civile della provincia di Messina ing. Manfrè. 60 erano infatti i milioni stanziati per la prima emergenza: 20 sono stati spesi per assistenza ai soccorsi, e 40 impegnati o spesi per progetti o appalti. A questi potrebbero presto aggiungersi altri 30 mln provenienti dai fondi Fas, ma si tratta di cifre insufficienti, ridicole. E dal governo nessun segnale. Indifferenza. Pura arroganza del potere. A cui risponde degnamente il bieco servilismo degli amministratori locali.
“Se il Governo non dovesse fare la sua parte faremo le barricate”, ci aveva detto guardandoci negli occhi il sindaco di Scaletta Briguglio. Beh, sindaco, quando comincerà a fare queste barricate sarà sempre in ritardo!
“Ho la certezza che il governo invierà le risorse”, ripete da sei mesi come un mantra il sindaco di Messina Buzzanca. Comncia però a non essere più credibile.
E mentre si scatena la protesta, e la polemica politica, con il Pd in prima linea nel disperato tentativo di recuperare consensi (quando Genovese era sindaco aveva forse cambiato rotta a proposito del sacco edilizio della città?), qualcuno si guarda intorno e invece di aprire la tovaglia a quadretti e la pasta al forno vede minacciose montagne, e ha paura. Ma anche ai messinesi questo poco importa. Anche la Pasquetta… è andata.
I lavori già svolti. Gli imprenditori chiedono ancora di essere pagati
Messina – All’inizio erano 900 milioni. Poi sono diventati 700, 550, 450 e adesso addirittura 100. Questi i soldi invocati dalla Protezione Civile Regionale al Governo per la messa in sicurezza. E mentre la montagna di Giampilieri sfoglia la margherita per decidere se e quando franare nuovamente sul borgo, altre voci rimbombano dall’area di emergenza di Scaletta e Itala, e anche loro dicono: soldi, soldi, soldi.
Sono gli imprenditori che hanno lavorato nell’immediato post-alluvione. E che vorrebbero gentilmente essere pagati. “Alcuni di noi – scrivono in un esposto a Berlusconi – rischiano ormai il fallimento”. Gli amministratori locali hanno detto loro che i soldi non ci sarebbero, ma l’ordinanza ministeriale dice tutt’altro. Ancora diverso il parere di Lo Monaco, che dice loro che non erano autorizzati dalla Protezione Civile e dunque non possono vantare alcun credito. A meno di un’autorizzazione a consuntivo. Che non si sa chi la dovrebbe firmare. Dilettantismo allo stato puro.