PALERMO – Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, come promesso, si è presentato ieri pomeriggio in aula davanti ai deputati dell’Ars, per “rispondere ai tanti interrogativi sorti nel cuore e nella mente dei siciliani, oltre che dei parlamentari” in merito all’inchiesta giudiziaria catanese e alle notizie riportate dalla stampa, che lo vedrebbero indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
L’intervento del presidente è cominciato intorno alle 17. Subito Lombardo ha precisato di non avere ricevuto “nessun avviso di garanzia, a tutt’oggi”. E l’ha sottolineato due volte. “Incredibile, ma vero”, ha aggiunto, si tratta di “infamanti accuse, calunnie” provenienti da una “certa magistratura parallela” il cui ruolo è affidato a “certa stampa”. Lombardo sabato scorso si era presentato ai magistrati etnei per rendere dichiarazioni spontanee dopo gli articoli apparsi sulla stampa.
Nel corso del suo intervento il presidente ha parlato di una “aggressione mediatica” . Ed ha aggiunto: “Non ho sollecitato al ministro Alfano l’invio degli ispettori del ministero alla Procura di Catania, semmai ho lamentato una disparità di trattamento rispetto a quanto avvenuto nella procura di Trani dove si è verificata una fuga di notizie ad opera degli stessi giornalisti”. Il riferimento è al quotidiano la Repubblica. Lombardo ha anche ricordato che il procuratore di Catania Vincenzo D’Agata ha ricollegato la fuga di notizie “a una manovra politica”.
Poi ha rivendicato l’azione di rigore del governo nella sanità e nei rifiuti, che hanno portato un “clima diverso fatto di valori diversi, non di favori e raccomandazioni”. Inoltre, ha riferito episodi collegati ad intercettazioni di cui ieri ha dato anticipazioni in un’intervista al Corriere della Sera. In particolare, ha tirato in ballo avvenimenti legati al senatore pdl, Pino Firrarello, a Carmelo Frisenna, primo eletto di Forza Italia a Paternò e al blocco, nella zona, di uno dei termovalorizzatori.
In attesa di un futuro dal “grande lavoro” e dalle “mille difficoltà”, il presidente ha ricordato il percorso del governo sostenuto dal partito democratico, insieme ad un’area riformista, che ha determinato in poche settimane l’approvazione di due riforme e la riorganizzazione del sistema rifiuti. Lombardo vede nell’autonomia uno strumento di liberazione per la Sicilia. Una regione nel passato “governata da ascari che hanno sovrinteso con fini di lucro ai saccheggi elettorali e ai saccheggi delle infinite risorse della nostra terra”. Per Lombardo “sono questi gli alleati naturali consapevoli o meno dei cantieri dei capi mafia perché, se ci fate caso, fanno lo stesso mestiere, vigilano sul saccheggio”. Un governo “autonomista”, ha sottolineato il presidente, è “per essi una minaccia mortale e lo combattono con tutti i mezzi”. Ma “Autonomia è liberarsi di tutte le ipoteche, di tutte le intermediazioni parassitarie che vanno eliminate se vogliamo salvare la Sicilia”. Un riferimento è anche alla Lega. “La Sicilia ha il diritto di vincere costi quel che costi”.