Lei si è insediato nel luglio del 2007. Qual è il quadro economico finanziario della provincia di Trapani e quali sono i comparti che stanno soffrendo maggiormente in questo periodo di crisi?
“Il quadro economico è sostanzialmente in linea con quello delle altre provincie siciliane. Abbiamo una serie di comparti in grave difficoltà, in particolare quello dell’agricoltura e quello dell’edilizia, che rappresentano i pilastri portanti della nostra economia.
Il settore dell’agricoltura sta soffrendo una crisi profonda a livello strutturale, mentre quello dell’edilizia sta scontando la chiusura della programmazione negoziata della famosa agenda 2000 e l’assenza di una nuova programmazione. Nella provincia di Trapani lo scorso anno abbiamo perso 2 mila posti di lavoro nel settore, su un totale di 11 mila iscritti. Bisognerebbe azzerare tutto e ricominciare da capo, seguendo criteri diversi. Purtroppo vista la situazione, nei prossimi due anni si prevede la perdita di numerosi posti di lavoro”.
Rispetto al resto d’Italia, la crisi economico-finanziaria in Sicilia appare diversa. Per quali motivi?
“La crisi noi la vediamo soltanto dal punto di vista finanziario, perché l’industria è poco presente sul territorio rispetto alle altre regioni d’Italia. Come la provincia di Trapani, tutta la Sicilia storicamente basa la sua economia sull’agricoltura e sull’edilizia”.
Non ha nessun dato positivo per l’anno che si è appena concluso?
“Nell’ultimo anno abbiamo riscontrato una forte ripresa del settore del marmo. Il nostro bacino marmifero produce circa l’80-90 per cento dell’intera produzione siciliana. La ripresa dei rapporti commerciali tra i nostri operatori e gli operatori esteri, di fatto ha dato ossigeno a questa categoria e di conseguenza a tutto l’indotto”.
Confindustria ha al suo interno una sezione dedicata al lapideo? Quanti sono gli imprenditori iscritti?
“Certamente. Il settore del marmo è importantissimo per la nostra economia. Nell’ultimo hanno abbiamo raddoppiato il numero degli iscritti, che ad oggi sono una trentina”.
Avete all’interno della vostra struttura un’organizzazione Confidi?
“Il nostro Consorzio fidi è stato costituito nel 1980 ad iniziativa dell’associazione degli industriali della provincia di Trapani. Da circa 10 anni è aperto anche ad altre categorie e alla possibilità di avere dei soci al di fuori della provincia. Tra l’altro questa nuova impostazione di massima apertura è prevista dall’assessorato regionale Attività produttive”.
Parliamo dei rapporti con gli istituti di credito. Quali iniziative state adottando per agevolare le imprese?
“I rapporti con le banche rappresentano un problema da diverso tempo. Gli imprenditori non sono seguiti bene. Per superare questo limite la nostra organizzazione, anche attraverso il Confidi, fornice all’iscritto una consulenza “vera”, che non si limita al passaggio delle carte con la banca. Molti istituti di credito non posseggono nemmeno i bilanci certificati delle aziende. Confindustria si dedica molto alla cultura di impresa e segue passo passo i suoi iscritti. Abbiamo un gruppo di giovani che lavora molto bene e questo dimostra che c’è la volontà di fare impresa in un territorio relativamente marginale. Abbiamo delle eccellenze anche per quanto riguarda l’imprenditoria femminile, sopratutto nel settore vitivinicolo”.
Cosa può dirci a proposito del rispetto della legalità? La mentalità sta cambiando?
“Trapani sotto questo punto di vista è una realtà complicata. L’infiltrazione mafiosa nel mondo degli affari è ancora forte. La mentalità dei cittadini sta cambiando, la presenza dello stato si fa di giorno in giorno sempre più forte. Basta dare un’occhiata ai giornali. Quante operazioni sono state condotte con successo in quest’ultimo anno? è stato segnato un percorso virtuoso e la rivoluzione culturale sta prendendo campo. Anche l’approccio dei giovani al mondo dell’imprenditoria è diverso. Chi ha cercato di fare della nostra regione carne da macello, ha sicuramente i giorni contati”.
Lotta all’illegalità, molti imprenditori hanno finalmente preso coscienza e collaborano con le Forze dell’ordine
Confindustria come sta vivendo questo momento di “trionfo della legalità”?
“Negli ultimi mesi, le operazioni condotte ai danni della criminalità organizzata si sono intensificate. Lavoriamo in sinergia con la Questura e con le forze dell’ordine presenti sul territorio, e i nostri associati, sono sempre pronti a collaborare. Quando nel famoso settembre del 2007 si assunse una linea più dura per combattere Cosa Nostra a Trapani, questa linea è stata raggiunta e superata. Abbiamo adottato una delibera, che obbligava Confindustria a costituirsi parte civile nei processi in cui figuravano associati vittime o collusi con la mafia. Successivamente abbiamo richiesto a tutte le aziende associate di produrre una certificazione antimafia, mentre ai titolari di cariche interne di rappresentanza di presentare una certificazione obbligatoria personale. Alla nostra richiesta hanno risposto in modo positivo circa il 90 per cento delle aziende iscritte. Qualcuno si è dimesso e qualcun altro ha manifestato qualche perplessità. Alla fine dell’anno, ho depennato circa 40 aziende, ma poco importa, dato che erano una percentuale piuttosto bassa. Sono orgoglioso di rappresentare 220 aziende sane. Questa mattina, in Prefettura è stata presentata un’iniziativa dell’arma dei carabinieri di Trapani, che a livello provinciale intensificherà il rapporto tra le forze dell’ordine, il cittadino singolo e le varie imprese. Dobbiamo fare tutti la nostra parte, non basta il lavoro di una singola associazione”.