Export, 2009 annus horribilis

PALERMO – In base agli ultimi dati emessi dall’Istat la bilancia commerciale siciliana ha chiuso il 2009 con segno negativo soprattutto a causa del crollo delle esportazioni dei prodotti petroliferi raffinati di cui Siracusa, Messina e Caltanissetta sono le principali province produttrici.
Non è un caso, dunque, che proprio le suddette province abbiano risentito maggiormente della contrazione dei volumi di scambio con l’estero.
Nel 2009 la Sicilia ha esportato complessivamente poco più di 6 miliardi di euro di cui quasi 3 miliardi e mezzo verso i Paesi extra-Ue, in linea con il trend già riscontrato a livello nazionale che vede i prodotti italiani sempre più commercializzati al di fuori dei confini europei, soprattutto verso i mercati asiatici.
Analizzando il dettaglio provinciale emerge la diversità tra le varie aree della Sicilia in termini di produzione e di volume di esportazioni dei prodotti stessi. Con circa 173 milioni di euro, Trapani ha registrato un calo rispetto agli oltre 204 milioni del 2008.
Le principali voci dell’export trapanese sono i prodotti alimentari (85 milioni) e gli articoli in gomma e materie plastiche (36 milioni).
Non bene la performance della capitale siciliana, Palermo, che rispetto al 2008 ha registrato una riduzione delle merci esportate pari quasi alla metà.
Come già anticipato, la provincia di Messina ha risentito, anche se in maniera moderata, del calo delle esportazioni di coke e prodotti petroliferi raffinati, anche se nel complesso la riduzione degli scambi con l’estero è stata consistente: 489 milioni nel 2009 a fronte di oltre 756 milioni nel 2008.
Si mantengono stabili Enna e Agrigento la cui voce principale di merci esportate riguarda i prodotti alimentari.
Export quasi dimezzato per Caltanissetta che nel 2009 ha venduto merci all’estero, principalmente prodotti petroliferi raffinati, per un totale di circa 251 milioni rispetto ai 403 milioni del 2008.
La dinamica negativa legata al comparto petrolifero è ancor più evidente nel caso della provincia di Siracusa le cui esportazioni si sono praticamente dimezzate: 3 miliardi nel 2009 a fronte di 6 nel 2008. Un calo atteso che colpisce duramente il Siracusano i cui impianti e raffinerie di petrolio rappresentano il comparto produttivo più importante dell’Isola.
Tradizionalmente legata al settore dell’elettronica, anche la provincia di Catania ha risentito degli effetti della crisi, soprattutto verso i mercati di sbocco europei.
Nel 2009 il capoluogo etneo ha esportato merci per un ammontare pari a 558 milioni di euro di cui la metà riguardano computer e apparecchiature elettroniche, anche se una quota consistente comprende anche prodotti dell’agricoltura e della pesca.
Ragusa si mantiene abbastanza stabile, anche se leggermente in calo rispetto al 2008, facendo leva soprattutto sui prodotti dell’agricoltura e silvicoltura, principale voce dell’economia di questa provincia che è l’unica ad aver registrato un saldo positivo nel commercio con i Paesi extra-Ue. La tendenza a cercare sbocco verso mercati lontani ma con più possibilità di scambio merci è una tendenza in atto già da tempo sia a livello nazionale che a livello regionale.
Ai tradizionali partner commerciali come Francia e Spagna si stanno progressivamente affiancando paesi dell’est europeo, Cina e Giappone che potrebbero rappresentare un fattore di ripresa.
Se da una parte si assiste alla crisi del settore petrolifero, è anche vero che la Sicilia sta cercando di fare leva su altri comparti economici come nel caso della produzione vitivinicola mediante un’opera di recupero di vaste aree coltivate a vite e la promozione dei vini siciliani all’estero.