PALERMO – L’Earth Day compie quarant’anni e nel giorno del suo compleanno – lo scorso 22 aprile – si è discusso di come lavorare per coniugare sostenibilità e sviluppo. “Un’occasione per ricordare – ha spiegato Ermete Realacci, responsabile Green Economy del Pd – che oggi la difesa dell’ambiente non è solo un vincolo, ma anche una grande possibilità per affrontare la crisi economica”. I dati occupazionali del resto non mentono: nei prossimi 5 anni il nostro paese potrà attivare nuovi posti di lavoro e raggiungere, con quelli già operanti, un milioni di impiegati nel settore delle Fer (Fonti di Energia Rinnovabile).
Del resto l’Italia è uno dei paesi dove è prevista una maggiore crescita della green economy – recentemente è stata approvata anche una legge che semplifica le procedure per l’attivazione di una centrale eolica rendendo questa fase la più rapida di tutta Europa – e secondo il rapporto Irex Annual Report, messo a punto da Althesys e presentato qualche settimana fa a Milano, nel 2008-2009 sono stati stimati investimenti in impianti in circa 6,5 miliardi di euro pari a 4.127 MW.
L’analisi condotta dal prestigioso studio ipotizza un rapporto costi-benefici su scenari alternativi di sviluppo delle Fer al 2020 realizzando un introito netto per l’Italia compreso tra 23,6 e 27 miliardi di euro. Un risultato di tutto riguardo che andrà inevitabilmente ad incidere su quelle regioni che vengono considerate un vero e proprio Eldorado per le fonti rinnovabili: il Meridione d’Italia.
La Puglia di Nichi Vendola investe già da tempo confermandosi una delle regioni leader per l’eolico ed il fotovoltaico, mentre la Sicilia dopo un’epoca cuffariana completamente dedita all’eolico (da cui derivava oltre il 70% della produzione complessiva da rinnovabile) adesso sta cercando di equilibrare le sue potenzialità puntando sul solare. Per il 2020 in Sicilia si prevedono oltre 5500 occupati dal settore eolico, ma è il fotovoltaico a dare grandi margini di occupazione.
Il dirigente del dipartimento energia Rossana Interlandi, in un recente convegno palermitano sull’efficienza energetica, ha sottolineato come in Sicilia la superficie utilizzabile per l’impianto dei pannelli solari sia di quasi 29mila ettari dei quali il 15 per cento potrebbe essere ragionevolmente coperto per produrre 2300 megawatt. Calcolando che occorrono 14 addetti per ogni megawatt se ne deduce come possano crearsi potenzialmente 32mila posti di lavoro. Anche la recente riforma dei rifiuti – secondo dati Istat nel 2008 il 24,2% degli impiegati in Italia è arrivato nel settore dei rifiuti – potrebbe rappresentare un punto di svolta per fissare un modello ecocompatibile di sviluppo attraverso la creazione di impianti di compostaggio e di riciclo.
Di recente non sono mancate le polemiche: Confindustria Sicilia tramite il suo presidente Ivan Lo Bello, dal congresso Cgil Sicilia, ha accusato l’esecutivo regionale di stare “impendendo la crescita di un’industria locale legata alle fonti rinnovabili”.
La questione energetica siciliana si presenta però alquanto complessa e un’apertura troppo svincolata alle autorizzazioni rischierebbe di risvegliare pericolosi appetiti speculativi.