Catania – Periferie della città dimenticate con quartieri “terra di nessuno”

CATANIA – Le periferie al centro del seminario propedeutico all’assemblea plenaria degli Stati Generali, promosso da Padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas, e svoltosi lo scorso martedì nell’ex convento di San Placido.
Al centro del dibattito, la necessità di “rivitalizzare” le zone periferiche della città di Catania, attraverso le esperienze positive portate avanti in altre città, come ad esempio quella torinese delle “Cascine solidali” (che avrebbe dovuto  ampiamente illustrare Renato Bergamin, dirigente del comune di Torino, assente perché bloccato dalla nube vulcanica). L’esperimento piemontese, spiegato, nei suoi punti salienti, da padre Valerio, una sorta di cogestione e collaborazione pubblico-privato, parte, infatti, dall’idea di recuperare spazi pubblici inutilizzati, principalmente in territorio periferico, e farli gestire da associazioni con chiari fini sociali, attivando una rete virtuosa e didattica.
 
“Un’esperienza applicabile alla realtà catanese – afferma Padre Valerio – proprio perché una delle principali caratteristiche della periferia è quella di non avere spazi sociali da condividere, da sentire propri, e le Cascine potrebbero divenire e rappresentare l’agorà, il luogo di incontro e di scambio che rende vivo un luogo”.
Decine e decine, infatti, i luoghi abbandonati nelle periferie della città etnea, lasciati in balia dei vandali e dell’incuria. Solo a Librino gli esempi sono numerosi: da Villa Fazio, al Teatro Moncada, a tutte le masserie della zona, quelle attorno cui, nel progetto originale della città satellite, avrebbero dovuto concentrarsi i nuclei che compongono il quartiere. Ma sono anche altri i quartieri catanesi pieni di simboli del degrado, di luoghi da restituire ai cittadini, di cui hanno parlato i presidenti di municipalità presenti all’incontro: palazzi, piazze, interi parchi annunciati e mai realizzati.
“È un tipo di intervento che ha un basso costo monetario – aggiunge Padre Valerio; si potrebbe fare un censimento degli immobili comunali inutilizzati per vedere quanti siano quelli disponibili, e poi procedere con la sperimentazione, attivando luoghi multifunzionali gestiti da associazioni di cittadini, i cui scopi siano ben riconoscibili”. Un’idea, questa, in parte già presente nelle Comunità Giovanili, la cui adozione e il relativo regolamento sono stati da poco tempo votati dal Consiglio Comunale. Anche qui, alla base, la volontà di recuperare immobili comunali, soprattutto in aree disagiate, e darle in gestione ad associazioni.