PALERMO – È incoraggiante il quadro di sintesi che emerge dai dati sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre del 2010 fotografate da Movimprese, la rilevazione condotta per Unioncamere da InfoCamere. La crisi sembra allentare il morso sull’economia reale e la vitalità delle imprese italiane recupera i livelli del 2007, preannunciando il possibile ritorno alla stabilità nel corso del 2010. Il primo trimestre dell’anno si chiude con un saldo ancora negativo (-16.000) ma dimezzato rispetto al 2009. Sono state infatti 123mila le imprese iscritte ai registri delle Camere di Commercio tra gennaio e marzo, 4.700 in più rispetto allo stesso trimestre del 2009.
Rallentano pure le chiusure delle imprese: tra gennaio e marzo sono state di poco superiori a 139 mila unità, oltre 10mila in meno rispetto al corrispondente periodo del 2009. Un’inversione di tendenza apprezzabile – non c’è che dire – rispetto agli ultimi due anni segnati dalla contrazione della domanda dovuta alla congiuntura economica internazionale, tenuto anche conto che tradizionalmente il saldo del primo trimestre risente dell’effetto delle cessazioni decise dalle imprese sul finire dell’anno e che, potendo essere notificate alle Camere di commercio entro trenta giorni, vengono di solito contabilizzate nel mese di gennaio.
La svolta ha riguardato, seppur in diversa misura, tutte le forme giuridiche d’impresa. In termini assoluti, le società di capitali e le altre forme (cooperative e consorzi) hanno fatto segnare un bilancio positivo (rispettivamente +11mila e +744).
Il miglioramento ha toccato anche le società di persone e le imprese individuali i cui saldi, pur negativi, fanno entrambi registrare valori migliori rispetto a un anno fa (per la precisione, di 3.425 unità per le prime e di 7.603 per le seconde).
Peccato però che l’entusiasmo scema se la crisi la si osserva dalla prospettiva siciliana.
Nell’Isola, infatti, il numero di imprese che hanno chiuso i battenti supera quello delle aperture: tra gennaio e marzo sono state 8.526 le iscrizioni al registro delle Camere di Commercio contro le 9.763 cessazioni, totalizzando un saldo negativo di 1.237 unità e un tasso di crescita trimestrale dello stock di imprese pari a -0,26%. Il dato è in lieve recupero rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2009 (-0,42%), segno che il mercato siciliano, con il consueto ritardo rispetto al trend nazionale, inizia a mostrare timidissimi cenni di ripresa.
“La coda della crisi continua a produrre effetti negativi sull’economia siciliana”, commenta il presidente di Unioncamere Sicilia Giuseppe Pace. “Gli imprenditori, però vogliono rimanere sul mercato: in questa fase, è essenziale che le istituzioni contribuiscano alla ripresa semplificando la vita delle imprese, solo così si potrà uscire dalla crisi”.
Non pare troppo preoccupato il segretario generale regionale di Unioncamere, Alessandro Alfano secondo cui, essendo il saldo del primo trimestre influenzato dalle cessazioni delle imprese decise alla fine dell’anno, “è normale aspettarsi una performance negativa soprattutto dopo un anno terribile come è stato il 2009”.
L’approfondimento. Il settore dell’artigianato ha perso 600 imprese
PALERMO – Segno meno anche per le imprese artigiane siciliane, un universo di 85.148 unità sul totale delle 469.340 aziende presenti nell’Isola. Nei primi tre mesi dell’anno il comparto ha perso per strada circa 600 imprese. L’andamento negativo deriva da un alto numero di cessazioni (1.938) e dal rallentamento sulle aperture (1.341). In questo quadro, complessivamente negativo per la nostra regione, l’unica eccezione è costituita dalle imprese costituite in forma di cooperativa che con un saldo positivo di 51 unità, pari a una crescita trimestrale dello 0,49%, si confermano la tipologia di imprese più gettonata dagli operatori. A livello provinciale, i dati indicano le performance migliori della demografia delle imprese nel Sud-Est: da Catania (+0,15%) a Siracusa (+0,21%) passando per Ragusa che è la prima provincia in Italia per crescita di imprese artigiane (+0,59%). Agrigento, invece, è la cenerentola d’Italia. All’ombra della Valle dei Templi tra iscrizioni (703) e cessazioni (1.240), il territorio ha perso in soli tre mesi 537 imprese. La “normalità” dei dati siciliani cui siamo ormai abituati.