PALERMO – Saranno forse i costi bassi da sostenere, o forse semplicemente perché ci si sta rendendo conto che il posto nelle pubbliche amministrazioni oggi è diventato anche per la Sicilia una chimera. Sta di fatto che il franchising resta una delle attività imprenditoriali più ricercate nell’Isola. Considerando proprio più da vicino la realtà siciliana emerge come il franchising sia caratterizzato da un turnover elevato e da un’imprenditorialità altrettanto elevata.
Il peso percentuale del numero dei franchisor siciliani, secondo uno studio della Confcommercio, rispetto all’intera Italia risulta del 3,6 per cento e il peso percentuale dei punti vendita sempre rispetto all’Italia è del 6,6 per cento. Questo significa che la regione è molto sensibile al franchising e quindi c’è molto spazio per lo sviluppo economico, inoltre alla predisposizione della popolazione nei riguardi del franchising che lo ritiene un metodo con meno rischi imprenditoriali.
Le città più dinamiche e vive sia per numero di franchisor che di affiliati sono Palermo, Catania e Messina. All’interno di questo triangolo si ha il miglior sviluppo commerciale. Nell’Isola sono presenti all’incirca 3 mila e 500 affiliati che sono divisi in particolar modo così: Palermo 814, Catania 776, Messina 426. I settori che maggiormente interessano i franchisor siciliani sono i Centri estetici, la Mediazione immobiliare e creditizia e l’abbigliamento bambino.
Infine la positiva propensione al franchising è dovuta anche grazie agli incentivi che la Regione siciliana mette a disposizione a favore di donne e delle nuove attività imprenditoriali. Dunque nuove dinamiche di mercato che ovviamente comportano anche una mutazione del quadro organizzativo. Non a caso c’è un nuovo nato in casa Confcommercio: si è costituito il direttivo dei sindacati provinciali di Confranchisee e Confranchisor aperti a tutti gli operatori del settore con lo scopo di rappresentare e tutelare gli interessi economici, sociali e morali delle categorie.
Per i Confranchisor sarà presidente Alessandro Mertoli, nel direttivo Fabio Impellizzeri, Alfonso Brancato, Pierangela Fischetti, Giovanni Nania. Per i Confranchisee sarà presidente Piero Ambra, lo affiancheranno Giuseppe Giamblanco, Salvatore Brancato, Francesco Daniele Ciaccio, Antonio Messina. “Un dettagliante, per migliorare il punto vendita, garantire il suo investimento o per altri buoni motivi, decide di affiliarsi ad una impresa affiliante di prestigio – spiega il presidente della Confcommercio di Catania Riccardo Galimberti -.
“Un’impresa affermata decide di affiliare a sé un certo numero di dettaglianti autonomi, concedendo loro lo sfruttamento del suo marchio, della sua immagine e della sua rete commerciale di acquisto. Questa tendenza, in grande espansione, può rappresentare un’ottima opportunità per chi decide di fare impresa”.
Appare quindi abbastanza evidente che in Sicilia sembri prendere quota un nuovo modo di fare impresa: chissà che non sia quella giusta per uscire dalla crisi.
Tanti buoni motivi. I vantaggi di chi si affida al franchising
PALERMO – Secondo quanto sottolineato sempre dalla Confcommercio siciliana ci sono molti buoni motivi per avviare un’attività in franchising. “Il contratto di affiliazione in franchising – sostiene l’organizzazione di categoria – risolve problemi e dà benefici in termini di profitto: permette alle aziende di sviluppare quote di mercato risparmiando capitali, riduce i costi di intermediazione commerciale, permette di vendere di più e più rapidamente rispetto alla concorrenza, aumenta la percentuale di ricarico sui prodotti venduti, riduce i costi di gestione dell’azienda affiliata e riduce i rischi d’impresa”. Su quali siano i vantaggi per il franchisor invece c’è sicuramente quello di essere “collegati alla possibilità di espandere i propri affari senza effettuare alcun investimento per godere di una migliore integrazione locale tramite il franchisee e di determinare nuovi introiti finanziari”. Se si guarda l’arco temporale dal 2001 al 2007 si nota una crescita costante del franchising del Sud Italia rispetto all’intera nazione. Il maggior picco si ha avuto nel 2004 risultato rimasto costante poi negli anni successivi. Quindi il mercato del Sud Italia continua a crescere in maniera stabile e graduale.