È allarme disoccupazione in Sicilia. A rivelarlo è l’Istat, con un’indagine sulla forza lavoro relativa al 2009. La fotografia scattata dall’Istituto mostra come il tasso di disoccupazione nell’isola si sia assestato al 13,9%, mentre quello relativo alla disoccupazione giovanile sia pari al 38,5%, con ben 5 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale. Dall’analisi disaggregata dei dati per genere, poi, emerge che il 44,2% dei giovani disoccupati di età compresa tra i 15 e i 24 anni è donna. Ci chiediamo cosa abbia fatto finora la Regione Siciliana per ridurre il fenomeno e arginare la crisi? Stando al rendiconto generale della Regione per il 2008, emerge che le risorse spese dall’assessorato al Lavoro sono state 975.883.781,11, per un totale di spese di solo personale di circa 360 milioni di euro.
Sul punto una precisazione è d’obbligo. Prima della riforma in vigore dal 1 gennaio 2010, l’assessorato al lavoro era così articolato: Gabinetto e uffici di diretta collaborazione all’opera dell’assessore, Dipartimento Regionale Lavoro, Dipartimento Regionale Formazione Professionale e Agenzia Regionale per l’impiego. Resta il fatto che dall’analisi dei dati le spese per la gestione corrente, ossia per il funzionamento della macchina amministrativa, siano state di gran lunga superiori rispetto a quelle per gli investimenti.
Prendendo in considerazione, ad esempio, le spese del Dipartimento regionale lavoro, nel 2008 per il personale sono stati spesi oltre 147 milioni di euro, mentre tra gli investimenti per misure di sostegno all’occupazione sono state impiegati quasi 11 milioni di euro. All’interno di questa voce è curioso notare come sia stato pari a zero l’importo destinato al fondo per l’assistenza ed il collocamento dei disoccupati per i cantieri di lavoro e Fondo per l’occupazione.
L’assessorato alla Formazione, invece, è risaputo come tutt’oggi per il Prof 2010 spenda 242 milioni per corsi perlopiù fuori mercato che servono al mantenimento di 6.500 dipendenti che si spartiscono 206 milioni di euro.
Ma veniamo all’Agenzia Regionale per l’impiego. Questa, sempre secondo il rendiconto generale della Regione per il 2008, ha speso in stipendi oltre 5 mln di euro e stanziato per Lsu e Pip circa 291.562.788,72 €. Anche in questo caso solo 50.030 € sono andati al finanziamento di piani per l’inserimento professionale dei giovani e solo 157.499,36 € per progetti formativi per l’autoimpiego.
“Sul punto posso affermare che si è trattato di spese di gestione – ha dichiarato l’assessore regionale al Lavoro, alla famiglia e politiche sociali, Lino Leanza – tuttavia non sussiste una correlazione con il tasso di disoccupazione che risulta omogeneo in tutta Italia. Dal momento del mio insediamento mi sono ritrovato a fronteggiare tre emergenze: lavoro, povertà e mafia. Abbiamo avviato in modo serio e convinto iniziative concrete come quelle contenute nel pacchetto lavoro, che vanno dalla ridefinizione dello status di disoccupato, al registro per le badanti, agli sportelli multifunzionali per l’incrocio di domanda e offerta al credito di imposta”.
Oggi per fronteggiare l’emergenza lavoro, l’amministrazione regionale siciliana si avvale per lo più di strutture periferiche: i Centri per l’impiego e gli Sportelli multifunzionali. Apparati mastodontici e soprattutto molto costosi. I Cpi in tutta la Sicilia sono 65 e contano 1.800 dipendenti.
I loro costi sono quasi tutti di personale e si aggirano sui 50 milioni di euro l’anno. Risultati?
Dice tutto il rapporto dell’Isfol 2009 che rileva come in Sicilia solo l’8,5 per cento dei soggetti che sono ricorsi ai Centri hanno ottenuto serie opportunità di inserimento professionale.
Discorso a parte meritano poi gli Sportelli multifunzionali. Da un decennio sono operativi, costano 63 milioni di euro l’anno e fanno affidamento a un bacino di circa 300 operatori esterni alla Regione, cioè che si riferiscono a personale di enti di formazione.
Ce ne sono in tutta la Sicilia ben 252 ed hanno, tra i loro compiti, quello anche di favorire l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Eppure i riscontri restano scadenti: lo dimostra il continuo picco alto di disoccupati, specie tra i giovani.