Privatizzazione Tirrenia, verifica dei conti

ROMA – È fissata per il 28 giugno prossimo la scadenza per la presentazione delle offerte vincolanti per la privatizzazione di Tirrenia per avviare poi un confronto con i sindacati e chiudere l’operazione entro luglio. Intanto, dal 21 al 28 maggio le otto società che hanno presentato manifestazione d’interesse incontreranno Tirrenia per verificare conti e stato della compagnia di navigazione.
Lo riferiscono fonti sindacali dopo l’incontro odierno al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con il ministro Altero Matteoli, il presidente di Fintecna (azionista di Tirrenia), Maurizio Prato, il l’amministratore delegato di Tirrenia, Franco Pecorini, e i rappresentanti dei sindacati di categoria. È stato, intanto, confermato lo sciopero di 24 ore per l’8 giugno di tutti i lavoratori di Tirrenia proclamato da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uil Trasporti.
Nell’incontro – riferiscono fonti sindacali – Tirrenia ha indicato 250 esuberi fra marittimi e amministrativi, dunque oltre il centinaio precedentemente reso noto, sottolineando la necessità di ulteriori sovvenzioni da parte dello Stato pergestire linee e personale.
Prato – riferiscono ancora partecipanti alla riunione – ha indicato anche altre tappe: il 30 maggio quella per la presentazione delle offerte non vincolanti; il 10 giugno ci potrebbe essere un’ulteriore scrematura fra Cep III Participations The Carlyle Group, Cinven Limited, F2i Sgr, Gestioni Armatoriali e Tomasos Transport & Tourism, Grandi Navi Veloci, Mediterranea Holding di Navigazione (la società mista partecipata dalla Regione Sicilia, dal fondo Cape di Simone Cimino, l’armatore veneto Giovanni Visentini, e il campano Salvatore Lauro, ndr), Moby e Trans Ferry che hanno manifestato interesse all’acquisto e dunque vedere chi effettivamente intende procedere oltre; entro il 18 giugno possono essere presentate domande di aggregazione fra i candidati o con soggetti esterni che devono avere una presenza di minoranza.
Sulla prospettiva di aumento degli esuberi, i sindacati hanno chiesto il rispetto dei livelli occupazionali e dei salari. Il futuro acquirente, infatti – riferiscono – potrebbe procedere ad una riorganizzazione e a tagliare il costo del lavoro.