Se da un canto la classe dirigente meridionale deve fare il mea culpa, dall’altro non ha imboccato i presupposti per un processo virtuoso di sviluppo, che si fa con le risorse finanziarie e con la capacità di organizzare bene il sistema della convivenza, l’equilibrio fra le parti sociali, il funzionamento ordinariamente corretto della Pubblica amministrazione. è un esempio il disastro ecologico di Napoli, ove una banda di incompetenti capitanata dall’ex sindaco di Napoli ed ex presidente della Regione Campania, Bassolino, per ben 18 anni ha mantenuto in una condizione di emergenza la nobile città partenopea.
Lo sfondamento macroscopico dei bilanci della Sanità in Lazio, Campania, Puglia e Calabria è un altro esempio grossolano. Queste due situazioni spiegano in modo emblematico lo stato patologico in cui si trova tutto il Mezzogiorno, salvo macchie di leopardo ove si sono sviluppate attività di qualità. Quando 20 milioni di cittadini (su 60) si trovano nella condizione di arretratezza che tuttora conosciamo, indipendentemente da crisi internazionali cicliche, tutto il Paese ne risente e i cittadini del Nord sono parzialmente giustificati a ritenere il Sud una palla di piombo.
Lo Statuto va rispettato ed onorato per un principio di equità ed un principio etico: date a Cesare quel che è di Cesare… A Cesare, cioè al popolo siciliano, bisogna dare quanto gli spetta per il patto sottoscritto dai padri che hanno formulato la Costituzione italiana e dai padri che hanno formulato lo Statuto siciliano. Due leggi (Costituzione e Statuto) che hanno l’identico rango e livello e quindi meritano lo stesso rispetto. Chi dovesse mancare al patto, dovrà essere portato davanti alla Corte internazionale di giustizia europea per ricevere le opportune sanzioni.
Non entriamo nel merito delle numerose e macroscopiche inadempienze dello Stato italiano verso la Regione Siciliana perchè le abbiamo elencate numerose volte. Ma, con lo strangolamento finanziario opportuno del nuovo patto di stabilità europeo, conseguente alla crisi greca, non si può più procrastinare il momento del redde rationem. Se ancora si facesse finta di niente, le conseguenze sarebbero gravi e forse non più risolvibili.
Noi siciliani dobbiamo fare il nostro dovere di bene amministrare, ma gli italiani ci debbono dare quanto dovuto. Altro che Bossi!