“Un codice del Mediterraneo contro l’inquinamento marino”

PALERMO – “Un ‘Codice del Mediterraneo’ di tutela e valorizzazione non conflittuale della risorsa mare che sia anche pilastro anticipatore di più ampie e durature sintesi di pacificazione dei popoli e di convivenza delle straordinarie culture che da millenni vi si affacciano”.
Lo ha detto il presidente della Commissione Ambiente del Senato, Antonio d’Alì, intervenendo alla riunione del Bureau dell’Assemblea Parlamentare Euromediterranea (Apem), nel Castello Utveggio, a Palermo.
“La lotta all’inquinamento è il primo obiettivo. Occorre stabilire requisiti minimi di depurazione con i quali garantire un afflusso sopportabile degli scarichi urbani ed industriali a mare”, ha aggiunto. Per d’Alì “occorre imporre standard di sicurezza a tutte le navi petroliere soprattutto che entrano ed attraversano il Mediterraneo qualunque bandiera battano”.
“Con una piccola riforma a costo zero si potrebbero coinvolgere nel regime di responsabilità per inquinamento marino anche i proprietari e i destinatari del trasporto marittimo di idrocarburi, per sospingerli così a scegliere vettori più sicuri e moderni come già fanno molte altre compagnie – ha sottolineato il presidente della Commissione Ambiente del Senato -. Accanto al Codice del Mediterraneo ciò cui forse si dovrebbe mettere mano subito è creare un’Autorità del mare per il comune controllo e coordinamento dell’’Emergenza Mediterraneo’”. D’Alì ha ricordato che “tra il 1977 e il 2003 nel Mediterraneo sono stati rilevati 376 incidenti con sversamento petrolifero per un quantitativo di 500mila tonnellate, oltre a 94 incidenti marittimi con sversamento di altre 135 mila tonnellate di altre sostanze nocive. In 26 anni quasi 500mila tonnellate di prodotti inquinanti sono finiti in mare nel Mediterraneo”.