ROMA – Nell’audizione sul Ddl Alfano tenutasi martedì alla commissione Giustizia della Camera dei deputati, la Fieg ha ribadito la sua contrarietà all’introduzione di disposizioni che limitano in via generale il diritto di cronaca, imponendo ai giornalisti ed agli editori pesantissime sanzioni in caso di pubblicazione di atti non più segreti. Sanzioni che metterebbero a repentaglio la stessa sopravvivenza di molti editori.
“Il diritto di cronaca – ha rilevato la Fieg – è un’esimente di carattere generale che esclude la responsabilità penale per la rivelazione di atti non segreti del processo penale ed è fondata sull’articolo 21 della Costituzione e sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
“La tutela della privacy, che pure è un valore fondamentale – ha aggiunto – non si realizza con l’imposizione del divieto generalizzato di pubblicazione, ma con la previsione di strumenti adeguati di conservazione dei dati riservati e con la sollecita eliminazione degli atti che attengono alla vita privata delle persone. Solo con riferimento al caso concreto e con l’intervento dell’autorità giudiziaria e del Garante dei Dati personali, è possibile verificare il bilanciamento dei due principi se essi vengono a collidere. Già sarebbe uno strappo ai principi prevedere la responsabilità solo in caso di pubblicazione di atti dei quali il Tribunale ha ordinato la distruzione o la cancellazione parziale, casi nei quali è ora prevista un’aggravante della sanzione generale, ma almeno ci sarebbe un vaglio del giudice di ciò che deve o non deve restare agli atti. A maggior ragione, in tutti gli altri casi il divieto di pubblicazione comprime il diritto costituzionalmente garantito”.
La Fieg ha poi ribadito l’estraneità al sistema di norme che prevedono la responsabilità dell’editore, perché “l’ordinamento affida al direttore responsabile la conduzione del giornale”. Ne ha chiesto quindi lo stralcio o quanto meno, per limitare i danni di tale eventuale dannosa novità, la subordinazione a norme di attuazione che chiariscano in quale modo si coordinano il modello organizzativo di competenza del direttore responsabile, con quello che si vorrebbe introdurre a carico dell’editore. “L’editore – ha sottolineato la Fieg – deve continuare a leggere il giornale in edicola e non in redazione”.