Comprendere le aree sismiche attraverso la microzonizzazione

CATANIA – Uno strumento in più per fronteggiare e ridurre il rischio sismico in un’area dove questo è molto elevato: gli studi di primo livello di microzonazione sismica del versante orientale dell’Etna. Per i territori dei Comuni colpiti dal sisma del 2002, Aci Catena, Acireale, Giarre, Linguaglossa, Milo, Piedimonte Etneo, Sant’Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea, sono stati infatti avviati, per la prima volta in Sicilia, gli studi di microzonazione sismica,  promossi e coordinati dal Dipartimento regionale della Protezione Civile, con l’apporto dell’Università degli studi di Catania, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale e Dipartimento di scienze Geologiche, e dell’istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Si tratta di indagini tecniche e geologiche tra le prime in Italia in grado di individuare graficamente le fratturazioni al suolo e le relative faglie sismiche: vere e proprie mappe che rappresentano un importante passo avanti nel campo della prevenzione dei rischi legati alla pericolosità sismica.
Gli studi avviati dopo il terremoto del 2002, sono stati illustrati la scorsa settimana nell’Aula magna della facoltà di Ingegneria di Catania, alla presenza, tra gli altri, del dirigente generale della protezione civile siciliana, Pietro Lo Monaco.
Per le finalità degli studi, sono state approfondite tematiche inerenti gli aspetti sismologici, geologici e geotecnici; sono state perimetrate le porzioni di territorio che hanno mostrato differenti livelli di pericolosità sismica locale e che presentano fenomeni di istabilità.
“L’area in questione – spiega Lo Monaco – è una zona caratterizzata da un elevato rischio sismico. Gli studi di dettaglio – continua – sono studi mirati ad individuare quale sia la risposta di ogni porzione di territorio in caso di sisma. La comprensione delle caratteristiche specifiche – aggiunge – serve da un lato a pianificare lo sviluppo in relazione alle vulnerabilità intrinseche di una zona, dall’altro a fare prevenzione, dal momento, ad esempio, che vengono individuati le infrastruttre a rischio e quelle strategiche. La conoscenza – conclude – ci dà anche la possibilità di intervenire immediatamente”.
La microzonazione, dunque, come strumento messo a disposizione delle Amministrazioni locali per adottare misure di prevenzione del rischio e porre le basi per sviluppare un nuovo approccio al governo del territorio, finalizzato ad una pianificazione più consapevole e sicura e alla salvaguardia della popolazione.
Un territorio, quello che è stato recentemente caratterizzato da una serie di eventi calamitosi e sismici  che hanno posto a dura prova il patrimonio edilizio e le infrastrutture dei Comuni etnei, con gravi ripercussioni su tutta la comunità colpita, complessivamente di circa 300 chilometri quadrati.
Le risultanze degli studi di microzonazione sismica finora condotti sono state esaminate favorevolmente dal Comitato tecnico-scientifico che ha suggerito l’esigenza, condivisa anche dal D.R.P.C., di diffondere la conoscenza degli studi medesimi presso gli Enti e le Amministrazioni competenti.
 

 
Raccolte e archiviate migliaia di dati per elaborare il modello del sottosuolo
 
CATANIA – L’avvio degli studi di microzonazione sismica è stato caratterizzato da una preliminare raccolta dei dati pregressi e di quelli provenienti da nuove specifiche indagini, che successivamente sono stati archiviati in apposite banche dati geografiche. I dati di base per la microzonazione sismica, infatti, fanno parte di diverse discipline quali: geologia, geomorfologia, geotecnica, ingegneria sismica, geofisica e ingegneria strutturale. Tali dati contribuiscono alla costruzione di un modello del sottosuolo inteso come prodotto di sintesi propedeutico alla redazione della carta di microzonazione sismica.
Gli studi e le perimetrazioni speditive, in particolare, possono diventare la base per l’aggiornamento degli strumenti urbanistici al fine di poter scegliere meglio le aree per i nuovi insediamenti, scegliere correttamente aree per strutture di emergenza ed edifici strategici in luoghi stabili, individuare i tratti critici delle infrastrutture viarie e di servizio e le opere rilevanti per le quali potrebbero essere necessarie specifiche valutazioni di sicurezza.