PALERMO – Sportelli multifunzionali “inutili” fotocopie dei Centri per l’Impiego. Sono in tanti anche all’interno dell’Assemblea regionale siciliana che sembrano d’incanto essersi accorti che questi strumenti si sono rivelati un fallimento anche se sulla carta i loro compiti vanno oltre a quelli di Cpi. Se, infatti, si dovessero andare a guardare i riscontri in termini concreti, gli Sportelli fanno acqua da tutte le parti.
Sarà anche la “sfortuna” di essere sorti nell’ultimo decennio, in uno dei periodi storici forse peggiori per la Sicilia dal punto di vista economico e occupazionale. Sta di fatto che il loro supporto all’accompagnamento al lavoro del giovane disoccupato o la riconversione dell’adulto che ha perso l’occupazione è stato nei numeri quasi nullo. Basti pensare che a livello proprio occupazionale la Sicilia è la regione con il tasso più basso d’Italia secondo l’Istat che ha quantificato nel 13,9 per cento il numero di chi è disoccupato. Nell’Isola si segnala il tasso di disoccupazione più elevato sia per la componente maschile sia per quella femminile. L’Istat evidenzia complessivamente un incremento del tasso di disoccupazione giovanile, passato dal 21,3 per cento del 2008 al 25,4 per cento nel 2009.
Nonostante tutto, come sempre, la Regione ha deciso di intraprendere probabilmente la strada più breve, cioè continuando a sperperare soldi. Molti deputati infatti, pur consci dell’inutilità degli Sportelli multifunzionali, hanno deciso comunque di prorogare la loro attività sino a tutto il mese di luglio. In pratica queste strutture costano alla Regione qualcosa come all’incirca 5 milioni di euro al mese. Oggi però si parla anche di smantellare tutto.
Il capogruppo del Pdl Sicilia all’Ars, Giulia Adamo, ha infatti aperto un interessante capitolo: “Restano molti dubbi sull’utilità degli sportelli multifunzionali – ha premesso – e a mio parere sarebbe più proficuo impiegar questi soldi per garantire il tempo prolungato nelle scuole”. Molti sono stati i parlamentari che hanno auspicato che questa sia l’ultima proroga e che al settore della formazione si metta mano con una riforma organica.
“Certamente sì – ha sottolineato l’assessore regionale alla Formazione, Mario Centorrino – e per questo ci metteremo subito al lavoro con le parti interessate per arrivare ad un’intesa”. L’assessore però aggiunge poco altro anche perché c’è un’incertezza generale del settore e più volte le sue idee “rivoluzionarie” (come bloccare per un anno il Prof per riorganizzare il settore) sono state bloccate sul nascere dalla resistenza dei sindacati. Ed ancora oggi proprio loro sono quelli che esercitano la maggiore pressione.
“La proroga per gli sportelli multifunzionali – hanno sottolineato il segretario regionale della Uil, Claudio Barone, e della Uil Fp Giuseppe Raimondi – è una brevissima boccata d’ossigeno per impedire ai mille e 850 lavoratori, che sino ad oggi hanno fornito un servizio utile, di finire in mezzo alla strada. Sappiamo che ci sono state difficoltà per ottenere questa proroga. Proprio per questo non possiamo ritrovarci nella stessa situazione tra meno di un mese”.
La funzione. Sostegno per chi cerca lavoro
PALERMO – Gli Sportelli multifunzionali sono sorti, in via sperimentale, a partire dalla fine degli anni ‘90, trovando una più organica strutturazione con la legge regionale 24/2000, col compito di affiancare i servizi pubblici per l’Impiego, allora in fase di riforma, svolgendo il servizio di sostegno ed orientamento agli utenti nella ricerca di un lavoro. Gli operatori sono stati selezionati con procedure concorsuali e sono stati appositamente qualificati e formati. Per circa mille e 800 lavoratori è una boccata di ossigeno che assicura la continuità dell’occupazione e del servizio, in attesa che i progetti relativi possano trovare copertura con fondi extra-regionali (Fondo sociale europeo, Fas, etc).
“La proroga – ha dichiarato il deputato regionale Totò Lentini (Mpa) – è un gesto doveroso, ancorché di portata limitata nel tempo. La politica ha creato nel tempo situazioni paradossali e difficilmente sostenibili, le cui conseguenze non possono scaricarsi sui lavoratori. Nelle more di una riforma del servizio, che trasferisca su fondi extraregionali gli oneri, Governo e Parlamento devono garantire la continuità occupazionale e del servizio”.