PALERMO – “È meglio un topo tra due gatti che un malato tra due medici”. Un antico proverbio che attinge dalla saggezza popolare con cui il procuratore generale d’appello della Corte dei conti Sicilia, Giovanni Coppola, introduce le valutazioni in merito alla gestione dei servizi sanitari in Sicilia. Trasmesse nel corso dell’udienza che si è tenuta lo scorso 30 giugno, in occasione del Giudizio di Parifica del Rendiconto Generale della Regione siciliana relativo all’esercizio finanziario 2009, l’antifona non è assolutamente pregiudiziale, dato che il faro della magistratura contabile è puntato sulla spesa pubblica più che sulla qualità dei servizi.
E proprio i dati che fanno riferimento alla spesa sanitaria del 2009 rivelano un decremento dell’1,32%, pari a 118 milioni di euro, rispetto agli 8 miliardi 893 milioni di euro della spesa impegnata nel 2008. Dalla nota del Giudizio di Parifica si legge: “Si tratta di un piccolo decremento, ma significativo di un’importante inversione di tendenza: la spesa sanitaria della Regione siciliana nel 2009 è stata bloccata, anzi è diminuita, e di ciò va dato ampio merito al Governo regionale ed all’assessorato della Salute”.
L’osservazione assume legittimo riscontro nella L.R. 5/2009 attraverso cui si è attivato il percorso di risanamento ai fini degli obiettivi programmatici recati dal piano di rientro sanitario. Un provvedimento, pertanto, che si avvale di iniziative di riordino, fra cui figurano l’accorpamento e/o la riduzione delle aziende ospedaliere, la chiusura di 43 presidi ospedalieri, la riduzione di posti letto per acuti e post acuti, ed infine la razionalizzazione della rete delle strutture specialistiche.
Inevitabile qualche malumore, di cui non fa mistero Barbara Cittadini, in un’intervista rilasciata alcuni mesi fa al QdS, come presidente dell’Aiop Sicilia (Associazione italiana Ospedalità Privata): “Il piano di rientro dal punto di vista finanziario è stato una forte penalizzazione, mentre dal punto di vista dell’organizzazione è stato un’opportunità, perché punta alla riqualificazione delle strutture. Per noi è stata un’ulteriore sfida, dato che il privato deve dare risposte concrete quanto all’amministrazione che ai cittadini utenti, rispetto alla loro domanda di salute, che è cambiata. Servono più posti per acuti, meno di degenza; bisogna adeguarsi”.
A dire il vero l’assistenza ospedaliera convenzionata nel 2009 è costata circa 639 milioni di euro, con un aumento di 21 milioni rispetto ai 618 milioni spesi nel 2008. Sono diminuite invece le spese per l’assistenza specialistica convenzionata, che si è attestata a 402 milioni, con 7 milioni in meno rispetto all’anno precedente. 20 milioni di euro sono stati impegnati per le residenze Sanitarie Assistenziali, e 13 milioni di euro per convenzionamenti esterni (ambulatori, laboratori, case di cura, centri di emodialisi). A farla da padrone è ancora una volta la spesa per il personale: 52.184 dipendenti, di cui 5.078 a tempo determinato, con un’incidenza del 37% sul costo complessivo. Del resto, se si considera solo il Servizio Emergenza Urgenza 118, in esso confluiscono 3.083 autisti/soccorritori, con una media di 12 unità di personale addetto per ciascuna ambulanza.