Qual è la posizione dell’Unione delle Province d’Italia nei confronti dell’ultima manovra finanziaria?
“L’Upi è intervenuta in diverse sedi a rappresentare lo scontento delle Province nei confronti della manovra finanziaria e a proporre delle modifiche. Abbiamo denunciato lo squilibrio della manovra rispetto all’ammontare dei tagli su Province, Comuni e Regioni e le conseguenze negative che quest’ultima rischia di avere sul versante dei servizi al cittadino”.
Ci fornisca qualche dato.
“Si tratta di 800 milioni di tagli ai trasferimenti. Il patto di stabilità blocca gli investimenti e consente alle provincie di utilizzare solo lo 0,78% dei 2,6 miliardi di risorse disponibili nei bilanci (residui passivi) che potrebbero essere immediatamente investiti. Ci sono 1,5 miliardi di risorse ferme nelle casse delle Province, che dovrebbero servire a pagare imprese che hanno già lavorato, ma che non si possono spendere per non sforare il patto di stabilità. Inoltre, i 10 miliardi di tagli alle regioni, comporteranno ulteriori riduzioni ai trasferimenti per le Province, a cui si aggiungano 4 miliardi di tagli ai Comuni, che incideranno pesantemente sui servizi ai cittadini”.
Quali richieste l’Upi ha avanzato al ministro dell’Economia Giulio Tremonti?
“Abbiamo chiesto di ridurre l’ammontare dei tagli e soprattutto, abbiamo chiesto di ridefinire le regole del patto di stabilità interno per gli anni 2011-2013, attraverso l’individuazione di una nuova base di calcolo e una ripartizione dell’onere della manovra su tutti gli enti. Vogliamo inoltre che venga garantita l’autonomia finanziaria e organizzativa e che siano introdotti meccanismi di premialità per le Province virtuose, quelle cioè che sono state in grado di ridurre l’indebitamento e la spesa del personale.”
Avete ricevuto delle risposte?
“Siamo già giunti a un accordo con il ministero. I Comuni e le Regioni, invece, sono ancora in fase di trattativa. Il ministro dell’Economia ha assicurato che saranno riviste le modalità del taglio dei trasferimenti alle Province, che è di 300 milioni nel 2011 e di 500 milioni nel 2012, in modo da gravare meno pesantemente sui bilanci delle Province. Ha accolto la nostra richiesta di introdurre modifiche al patto di stabilità interno e ha accettato di rivedere, in autunno, i vincoli del patto di stabilità, per liberare quei 2,6 miliardi di residui passivi bloccati che potrebbero essere destinati agli investimenti per la messa in sicurezza di strade e scuole e per il contrasto al dissesto geologico”.
Quali sono, invece, le richieste avanzate dalle Province per quanto riguarda l’attuazione del federalismo?
“Vogliamo che vengano applicati i decreti attuati del federalismo fiscale, in particolare quello che assegna autonomia tributaria a Province e Comuni. A tal proposito voglio ricorda che è già stata approvata alla Camera la Carta delle Autonomie con la quale vengono correttamente ridefinite e fissate le competenze delle Autonomie locali”.
Quali sono le altre priorità delle Province, rivendicate al governo nazionale?
“Tra le più importanti ricordiamo: l’istituzione della Commissione bicamerale per le questioni regionali integrata con i rappresentanti di Regioni, Provincie e Comuni; l’istituzione di un Senato federale in cui le Autonomia locali vengano direttamente rappresentate; l’accesso alla Corte Costituzionale anche per Province e Comuni”.
Quali sono invece le istanze avanzate dalle Province nei confronti delle rispettive Regioni?
“Chiediamo alle Regioni, da un alto di concentrarsi sulle proprie funzioni legislative, dall’altro di trasferire a Province e Regioni le funzioni legate al governo di area vasta. Chiediamo il riconoscimento delle Province come unico livello di governo di area vasta. Rivendichiamo la riconduzione alle Province delle seguenti funzioni: il coordinamento dello sviluppo locale; le funzioni legate a scuola, formazione e lavoro; le funzioni legate all’ambiente, alle infrastrutture e al governo del territorio; la valorizzazione della Polizia locale”.