Ai regionali il doppio di pensione

PALERMO – Trentanovemila euro è la pensione media lorda annuale di un ex dipendente regionale a fronte di ventitremila euro di un pensionato statale. Negli ultimi anni la Regione siciliana ha subito un notevole incremento dei costi per il pagamento degli emolumenti previdenziali a favore di dipendenti assunti prima dell’entrata in vigore della legge regionale n. 21/1986 per i quali il trattamento di quiescenza è disciplinato dalla l.r. 2/1962, norma che, come scrive la Corte dei Conti Sicilia, “assicura prestazioni nettamente superiori a quelle erogate, a parità di condizioni, agli altri dipendenti pubblici”.
La legge regionale n. 2/1962 ha consentito di andare in pensione con 35 anni di anzianità lavorativa e una pensione pari al cento per cento dell’ultimo stipendio. Una grande massa di ex dipendenti è andata in pensione con la legge n. 1962, successivamente è intervenuta la legge regionale n. 21/1986 che ha inserito un regime identico agli statali, ma nel 2003 l’articolo 20 della l.r. 21/03 ha stabilito che a decorrere dal 1° gennaio 2004 i trattamenti di quiescenza del personale in servizio destinatario della legge 21/1986 sono disciplinati dal sistema contributivo statale, tranne, però, le quote spettanti da calcolarsi secondo la l.r. n. 2/1962 per l’anzianità pregressa e con riferimento alla retribuzione ultima in godimento alla data di cancellazione del ruolo.
Invece per la generalità dei dipendenti pubblici, in ipotesi di sistema contributivo misto, la pensione si compone di tre quote: per periodi di servizio anteriori al 31/12/1992 la quota viene calcolata con il sistema retributivo utilizzando come base di calcolo l’ultimo stipendio percepito; la seconda quota per periodi di servizio dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 1995 viene calcolata utilizzando sempre il sistema retributivo ma prendendo a base di riferimento non l’ultima retribuzione ma le retribuzioni dal 1° gennaio 1996 alla data di cessazione del servizio; la terza, riguardante i periodi di servizio dal 1° gennaio 1996 fino alla data di cessazione del servizio, viene calcolata con il sistema contributivo, valutando cioè i contributi versati.
C’è poi il discorso delle Baby pensioni. In Sicilia per i regionali continuano a sussistere ipotesi in cui è consentito conseguire anticipatamente il diritto al trattamento di quiescenza. Il riferimento è l’art. 20, comma 7 della l.r. 21/2003, che prevede tale beneficio in favore del dipendente regionale affetto da gravi disabilità o nel caso lo sia un suo diretto congiunto (coniuge, genitore o figlio). La Corte dei conti segnala ogni anno un numero in crescita di coloro che hanno usufruito della menzionata possibilità, negli ultimi cinque anni: 121 dipendenti nel 2004; 138 nel 2005, 125 nel 2006, 165 nel 2007, 196 nel 2008 e 230 nel 2009. Ovvero 975 baby pensionati solo tra il tra 2004 e il 2009.

Dal Giudizio di parifica
della Corte dei Conti Sicilia sull’esercizio 2009

L’udienza pubblica del giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Siciliana, per l’esercizio 2009, ha evidenziato alcuni fattori che gravano in modo evidente sulla spesa pubblica. Tra questi è da annoverare il cospicuo numero di dipendenti regionali che (tra coloro che hanno ricevuto incarichi a tempo determinato e quanti invece figurano stabilmente in pianta organica), ammonta a 20.642 persone, mentre il totale dei pensionati al 31 dicembre 2009 era di 15.592 unità, con un incremento di 675 lavoratori collocati a riposo, rispetto ai 14.917 registrati nel 2008.
Come ha spiegato nella sua requisitoria il procuratore generale d’Appello della Corte dei Conti Giovanni Coppola: “Nel campo del personale regionale, in sevizio ed in quiescenza, si viene a realizzare quello che in fisica è noto come principio dei vasi comunicanti, infatti – ha detto ancora il magistrato – se da un lato diminuiscono i dipendenti in servizio attivo, dall’altro aumentano i pensionati, che sono sempre pagati dalla Regione”.
Paradossalmente quindi, quando un lavoratore viene collocato a riposo, in termini di spesa il risparmio è veramente irrisorio, anche perché di contro la Regione tende a rimpiazzare i pensionati con nuovi assunti e così gli esborsi finiscono inevitabilmente con il lievitare.

La spesa sostenuta dalla Regione Siciliana per i trattamenti pensionistici durante il 2009, si è attestata per impegni a 613 milioni di euro, con un rialzo di circa il 9,2% rispetto all’importo del precedente esercizio, che si era fermato a 561 milioni.
La spesa previdenziale perciò, nonostante la riforma attuata nel 2004, anche per il 2009 ha fatto registrare una dilatazione dei costi. Inoltre la Corte dei Conti, fin dall’esercizio del 2003, non aveva mancato di porre l’accento sui contenuti benefici apportati dall’armonizzazione dell’assetto pensionistico regionale con quello statale. Le modifiche legislative introdotte infatti hanno cambiato i requisiti per il collocamento a riposo, consentendo dunque di ridurre i flussi in uscita, ma non hanno condizionato in modo rilevante, quantomeno nel periodo breve e medio, la misura delle prestazioni somministrate.
Alcuni elementi di criticità sono stati notati dai magistrati contabili anche in relazione alle modalità di calcolo dei trattamenti di fine rapporto, talora non correlati al percorso professionale ed invece conteggiati sulla base dell’ultima retribuzione percepita. La Corte dei Conti ha espresso preoccupazione anche riguardo a tutti quei complessi meccanismi che consentono ai lavoratori di anticipare il momento della pensione.