PALERMO – Non è certo una novità, ma lo stato di vivibilità delle città isolane sta andando incontro ad una debacle sempre più profonda. L’allarme giunge dal “Rapporto Osservasalute Aree Metropolitane 2010” presentato lo scorso 6 luglio a Roma e redatto dall’Osservatorio Nazionale per la Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma.
Le aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina, segnano il passo recitando, ancora una volta, la parte delle aree più in difficoltà del paese. Il problema della qualità dell’aria deve essere una priorità assoluta. Cattivi risultati giungono infatti sul fronte dell’inquinamento da polveri fini, ossia i dati relativi al particolato PM10, l’insieme delle particelle di diametro inferiore a 10 micron, cioè meno di un centesimo di millimetro, che è una polvere inalabile, ovvero in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore, naso e laringe.
L’area metropolitana di Palermo, come del resto ampiamente dimostrato dai dati diffusi durante tutto l’anno, è andata ben oltre il numero massimo di giorni di superamento del limite previsto per il PM10 (la normativa prevede che il valore limite giornaliero pari a 50 µg/metricubi non venga superato più di 35 giorni l’anno) arrivando a 69 giorni annui di superamento, valore superiore anche alla media nazionale, che è di 61 giorni. L’area metropolitana di Palermo, inoltre, è penultima in classifica per l’indice di attenzione all’eco-compatibilità, con 4,97 punti (anno 2008) e in calo dell’1,97% rispetto al 2007, un valore che stima il grado di attenzione alle compatibilità ambientali da parte della provincia e che si calcola tenendo conto di diversi fattori (acqua, aria, energia, rifiuti, rumore, trasporti e verde urbano). Ci si chiede: com’è stato possibile che l’Agenzia europea per l’ambiente abbia indicato Palermo tra le città più virtuose appena due anni fa, nel 2008?
Sul fronte catanese un grande risultato per la qualità dell’aria – 45 giorni annui di superamento del limite giornaliero, superiore al limite consentito di 35 giorni, ma inferiore alla media nazionale, che è di 61 giorni – ma l’area metropolitana etnea è ultima in classifica per l’indice di attenzione all’eco-compatibilità, con 4,31 punti (anno 2008). A nulla è servito l’aumento del 3,11% dal 2007.
Ma Catania e Palermo restano al centro delle cronache perché sono le uniche due aree metropolitane in tutta Italia a non aver ancora redatto il Piano urbano del traffico (Put) la cui definizione sarebbe obbligatoria per i comuni con più di 30.000 abitanti. Sulla falsariga delle altre due città isolane anche l’area metropolitana di Messina – 48 giorni di superamento del limite consentito per la qualità dell’aria – non sembra aver fatto sufficienti sforzi in favore dell’ambiente, infatti è tredicesima in classifica, proprio prima di Catania e Palermo, per l’indice di attenzione all’eco-compatibilità. Il suo valore è pari a 5,16 (anno 2008), in diminuzione di ben 1,34% rispetto l’anno precedente. Inoltre la città dello stretto può “vantare” la più bassa disponibilità di verde urbano di tutte le aree metropolitane considerate: 8,2 metri quadrati per abitante, contro un valore medio nazionale di 93,6 (dato 2008).