CATANIA – Immobili fantasma? Un problema comune; anzi un problema Comune con la “C” maiuscola. Già, perché nella piaga dell’abusivismo edilizio a rimetterci più di tutti, in termini economici, sono proprio i Comuni; è infatti proprio sulle casse di questi ultimi che ricade in grandissima parte il mancato gettito delle imposte da parte dei fabbricati non dichiarati al catasto, oggi Agenzia del Territorio.
Ad essere evase sono infatti Ici, Irpeg, Ires, Irpef, Tarsu, cioè tutte quelle imposte che andrebbero a rimpolpare notevolmente i bilanci degli enti locali, oggi quanto mai sofferenti a causa dei continui tagli dei trasferimenti da parte di Stato e Regione.
Da considerare l’esistenza di due tipologie di evasori: gli evasori “regolari”, cioè coloro che hanno ottenuto le regolari concessioni edilizie dai Comuni omettendo però di dichiarare, una volta realizzato, l’immobile al catasto, e gli evasori “abusivi”, cioè coloro che hanno costruito al di fuori di qualsiasi concessione.
Ecco allora che la “C” del problema degli immobili fantasma diviene soprattutto quella dei cittadini onesti, che pagano le inadempienze di politici, burocrati e amministratori al prezzo di tasse aumentate o a quello, non meno spiacevole, di servizi sempre più scadenti e carenti. Al danno economico va poi aggiunto quello ambientale, dovuto ad una cementificazione che avviene al di fuori di ogni controllo e di ogni Piano regolatore.
Ma veniamo alle cifre relative alla Sicilia orientale; abbiamo effettuato infatti un’indagine a tappeto su tutti i 199 Comuni delle province di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa interrogando gli archivi digitali dell’Agenzia del Territorio. La quale, in forza del Decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262, ha avviato un processo di rilevamento dei fabbricati non dichiarati che ha dato degli ottimi risultati; grazie alle tecniche di telerilevamento aereo è venuto fuori un intero mondo parallelo di cui sapevamo l’esistenza ma di cui non avevamo precisa contezza, quello appunto dei fabbricati non dichiarati.
Nelle quattro province suddette il numero di essi è pari a ben 129.621 unità, con Catania che ne conta 50.730 e si attesta così prima in termini assoluti, seguita da Messina (29.075), Ragusa (27.320) e Siracusa (22.496). Le stesse cifre risultano molto più interessanti se considerate in relazione alla densità di immobili per la popolazione delle province; vedremo allora che la classifica si ribalta e che Ragusa con i suoi 311.770 abitanti conta un immobile fantasma ogni 11,4 cittadini, Siracusa (402.804 abitanti) un immobile ogni 17,9 cittadini, Catania (1.087.602 abitanti) un immobile ogni 21,4 cittadini e Messina (654.601 abitanti) un immobile ogni 22,5 cittadini. Perché? Difficile dare una risposta univoca, eppure un dato ci viene incontro: la densità di immobili fantasma è inversamente proporzionale alla densità di popolazione.
Ancor più interessanti i dati disaggregati per singoli Comuni. Nella classifica per numero di fabbricati non dichiarati il podio della Sicilia orientale è interamente ragusano con Vittoria (6.234 unità), Ragusa (5.000) e Modica (4.802) ai primi tre posti; seguono, con più di 4 mila immobili, Caltagirone, Noto e Catania, e con più di 3 mila Siracusa, Belpasso, Scicli e Messina, quest’ultima a chiudere la top ten.
A livello macroscopico, dei 40 Comuni con maggior numero di immobili fantasma in Sicilia orientale, venti sono in provincia di Catania, 8 rispettivamente a Ragusa e Siracusa e 4 in provincia di Messina. Per quanto riguarda invece il rapporto tra immobili fantasma e numero di abitanti a livello comunale sembrano avere la meglio le realtà medio-piccole: il Comune con la maggior densità di immobili fantasma rispetto alla popolazione è infatti Calatabiano (1 immobile ogni 3,47 abitanti), seguito da Castiglione di Sicilia (1 / 3,8), Naso (1 / 4,34), Chiaramonte Gulfi (1 / 4,65), Mineo (1 / 4,67).
Non è possibile però effettuare una stima precisa del totale di imposte evase, poiché le variabili sono troppe: solo pensando all’Ici, infatti, per ogni immobile bisognerebbe infatti sapere se è destinato ad uso abitativo o commerciale e, in subordine, se si tratta di prima o seconda casa, quale aliquota applica il Comune interessato e così via.
Si può però azzardare una simulazione: se ad esempio i 130 mila immobili fossero unità abitative medie il cui gettito Ici ammontasse a 150 euro annui, il totale evaso arriverebbe a poco meno di 20 mln di euro. In ballo ci sono dunque cifre enormi, degne della massima attenzione da parte degli organi competenti. Un’istituzione, l’Agenzia del territorio, sta compiendo il proprio mandato svolgendo le indagini che le competono; non pare invece che le altre istituzioni, in primis i Comuni, stiano facendo la loro parte contro il dilagare dell’abusivismo edilizio. Evidentemente il bacino elettorale rappresentato dai titolari degli immobili fantasma vale di più di un bilancio sano e di un territorio sotto controllo.