Infrastrutture per salvare l’industria

ROMA – è stato presentato ieri, a Roma, il Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno, in cui emergono dati non molto confortanti sullo stato di salute delle regioni meridionali. Per quanto riguarda l’industria manifatturiera, ad esempio, dal 2008 al 2009 il Sud ha perso oltre 100 mila posti di lavoro, di cui 61 mila soltanto lo scorso anno.
Una situazione senza precedenti che ha aggravato ulteriormente il gap del settore industriale meridionale con il Centro-Nord e il resto d’Europa, tanto che, dal 2004 al 2008, il valore aggiunto industriale al Sud ha perso il 2,4% contro il + 9,7% dei paesi dell’area Euro. Per uscire dall’impasse produttiva, secondo l’Associazione per lo sviluppo dell’economia nel Mezzogiorno, occorre promuovere una nuova politica industriale specifica per il Sud, con risorse adeguate, e che includa strumenti fondamentali come quello della fiscalità di vantaggio per le imprese.
Se l’industria non decolla una delle cause principali risiede certamente nel grave deficit infrastrutturale che accomuna le regioni meridionali e particolarmente grave in la Sicilia. Ecco perché diventa più che mai urgente portare a compimento la realizzazione di grandi infrastrutture dei trasporti, che sono condizione necessaria e imprescindibile per il rilancio dell’economia della Sicilia e di tutto il meridione. Tra opere che attendono di essere completate, quelle in cantiere e quelle ancora solo progettate, la Svimez ha stimato un costo di 46 miliardi di euro, di cui 11 miliardi già disponibili e quasi 35 da reperire. Una somma che deve riguardare il potenziamento dell’eterna incompiuta autostrada Salerno-Reggio Calabria e della Statale Jonica, l’estensione dell’alta velocità nel tratto ferroviario Salerno-ReggioCalabria (per completare il Corridoio europeo I Berlino-Palermo) e la costruzione del nuovo asse ferroviario Napoli-Bari.
Ma anche la Sicilia attende le sue infrastrutture e la stima della Svimez comprende, infatti, anche le spese per la realizzazione di nuove tratte ferroviarie interne e per la madre di tutte le opere: il Ponte sullo Stretto di Messina. In ogni caso, forme di finanza di progetto e di partenariato pubblico-privato possono essere gli strumenti più adatti al reperimento delle risorse.
Per la programmazione degli interventi strategici per il rilancio la Svimez ha proposto anche l’istituzione di una Conferenza delle Regioni meridionali, in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei Ministri, per costituire una sorta di “Consiglio per la coesione nazionale” volto ad impegnarsi in pochi grandi progetti strategici prioritari. Accanto ad esso, potrebbe operare anche un’agenzia indipendente di natura tecnica, che dia supporto operativo alle decisioni del Consiglio, destinate alla progettazione.
A scoraggiare però l’attrazione di altre industrie al Sud, locali o multinazionali, oltre alla bassa qualità delle infrastrutture presenti, interviene anche, secondo l’Associazione per lo sviluppo dell’economia nel Mezzogiorno, l’arretratezza della rete elettrica, cause per cui il servizio subisce continue interruzioni. Sarebbe, quindi, auspicabile anche predisporre un piano d’intervento per il potenziamento della rete.