CATANIA – La provincia etnea è una miniera di opere incompiute: non solo per l’insistenza sul territorio del Comune di Giarre, considerato la capitale delle opere non finite di tutto il Paese; non solo per la presenza, anche all’interno del Parco dell’Etna, di numerose opere incomplete o mai utiizzate, come ad esempio la cittadella sportiva di Camporotondo, ma soprattutto per la miriade di progetti e cantieri sparsi ovunque, alcuni ben visibili, altri ormai parte integrante della città, tanto da non sembrare opere non finite, ma semplicemente mal riuscite.
Un intero quartiere, ad esempio, può essere considerato, senza timore di essere smentiti, una grande, grandissima opera incompiuta. È Librino, progettato intorno alla metà degli anni Sessanta come città satellite modello, e rimasto oggi una bozza dell’idea dell’architetto giapponese Kenzo Tange.
Nel quartiere periferico di Catania quasi nulla di quanto era nella mente di Tange è stato realizzato: il progetto, infatti, prevedeva un sistema costituito da grossi anelli delimitati da larghe strade ed isole alberate, nonché strutture sociali, scolastiche, religiose ed amministrative tali da renderlo perfettamente autonomo dalla città.
Di tutto questo, oggi, esistono solo i palazzi e i lunghi viali, e nient’altro del progetto originario. E così, quelle che dovevano essere le “spine verdi”, percorsi curati che avrebbero dovuto collegare i vari segmenti in cui si divide il quartiere, oggi sono terreni incolti, impercorribili, spesso irriconoscibili perché nascosti tra le erbacce. Le opere pubbliche e gli spazi sociali sono appena abbozzati, le piazze inutilizzate e lasciate in stato di abbandono, come la centralissima piazza dell’Elefante, l’unica forse di tutto il quartiere a poter essere definita così, mai completata.
Librino, dunque, in cui, a parte l’infrastrutturazione primaria, manca ancora tutto: servizi, negozi, centri di aggregazione, spazi culturali agibili, esercizi commerciali, collegamenti efficaci con la città. Spiragli per quartiere potrebbero provenire dall’istituzione della Zfu (Zona franca urbana), per dare agevolazioni alle attività economiche che nascono o si trasferiscono nella zona. “Le risorse – spiega il sindaco, Raffaele Stancanelli – sono state stanziate per il 2009 e 2010, non appena arriveranno le linee guida daremo il via alle disposizioni”.
Spostandoci in città, le cose non migliorano affatto. Certo, rispetto all’ampiezza del territorio metropolitano, la percentuale di opere mai finite sembra minore, ma anche Catania può vantare un posto d’onore tra le città in cui si progetta ma non si realizza e, se si realizza, non si utilizza.
Corso Martiri della Libertà è l’esempio più antico ed eclatante di questo stato di cose: un grande buco nero nel cuore della città datato 1954 e oggi ancora lì, ormai simbolo di un’incapacità politica e gestionale che consuma il territorio senza contribuire al miglioramento della vivibilità della città. “è una ferita – spiega Stancanelli – al centro di Catania. Sul Comune pesano richieste di risarcimento danni pari a 150 mln €, stiamo tentando di chiudere la vicenda e far ripartire Corso dei Martiri dando ai privati quello che gli spetta”.
Discorso identico vale per i parcheggi realizzati in project financing, secondo il “Piano parcheggi”, con lo scopo di “aumentare l’offerta di sosta” snellendo il traffico in entrata e quello interno all’area urbana. Da quell’idea, risalente al 2002, nulla è rimasto se non il baratro di piazza Europa, l’unica struttura ad essere stata iniziata. Il cantiere che ha squarciato una delle piazze più belle della città, sequestrato dalla magistratura nel 2007, è oggi il triste simbolo della vittoria dell’interesse privato su quello pubblico. Ai cittadini, infatti, non è rimasto nulla: né la piazza né il parcheggio, ma solo un’enorme voragine. Sul dissequestro del cantiere, il Tribunale si pronuncerà a ottobre.
Rimanendo in argomento “sosta”, non si può non citare, tra le eccellenti incompiute, quei famosi parcheggi scambiatori, realizzati nell’ambito del Piano parcheggi, e mai utilizzati. Nesima, Santa Sofia, Due Obelischi, Zia Lisa sono alcune delle strutture complete ma mai messe in opera.