La vivacità dell’intelletto è il punto di partenza per crearsi un modo veloce d’agire, ma ci vogliono altri fattori. La cultura più estesa possibile, la conoscenza e i saperi che possiamo immagazzinare, lo studio dei comportamenti degli altri e, soprattutto, la capacità di individuare gli errori che commettiamo o quelli altrui in modo da evitare, nel limite del possibile, di commetterli.
È questa la debolezza della persona umana: cadere in errori commessi, non importa da chi, anche perché la nostra memoria tende a cancellare le vicende meno recenti. Sosteneva questa tesi Giulio Raimondo Mazzarino, cardinale ma non prete, primo ministro del Re sole, Luigi XIV, il quale fece un volumetto, dal titolo: “Il breviario dei politici”, pubblicato nel 1684. Con esso ammoniva i politici dell’epoca: “Mentite, mentite, mentite tanto la gente non ricorderà”.
Se così non avvenisse non si spiegherebbe come tanti dinosauri della politica, che hanno costantemente mentito nella loro vita, ancora oggi siano in prima fila nell’agone pubblico e riscuotano consensi.
Non pensiamo di scrivere cose nuove perché sotto il sole non c’è niente di nuovo. L’innovazione consiste nel mettere in moto fattori conosciuti i quali generano fattori sconosciuti. Pensate, per un momento, che il pentagramma musicale contiene solo sette note. Però, la loro combinazione crea musiche diverse, suoni diversi, nuovi o che riproducono melodie già udite. La musica è un linguaggio universale. Si può essere europei, nord o sudamericani, asiatici, australiani o africani, il suono media tutti i linguaggi. Non si capisce come nessun ricercatore abbia trovato il modo di unificare le lingue di tutti i popoli della terra sul modello della musica. Se qualcuno vi riuscisse sarebbero abbattute tutte le barriere fra chi parla lingue diverse. Noi non disperiamo che si giunga a questo risultato.
C’è chi pensa e c’è chi ritiene che pensare sia un optional. C’è chi cerca soluzioni ai problemi e chi si perde dietro ai problemi, c’è gente concreta (una minoranza) ed un’altra parte evanescente (la maggioranza). Per questo si cresce poco, anche con l’alibi di un’antica tradizione.