Qui dobbiamo smetterla di pensare che la Sicilia sia un feudo amministrato da qualche provvisorio viceré. Il popolo siciliano è dotato di uno Statuto autonomista, purtroppo stracciato da fetentoni politici che hanno anteposto il loro interesse personale a quello degli isolani. Il Presidente della Regione, chiunque esso sia, ha una figura di livello costituzionale ed è quindi molto diverso dai presidenti delle altre quattro Regioni a statuto speciale. Per questa ragione ha il diritto, oltre che il dovere, di interloquire direttamente e senza intermediari con il Capo dello Stato e con il Presidente del Consiglio.
Peraltro Umberto Bossi, fondatore e leader della Lega Nord, interloquisce esclusivamente con Berlusconi, lasciando ai suoi colonnelli il compito di discutere con i colonnelli del Cavaliere. Non si vede perché lo stesso non debba fare Lombardo che, più di Bossi, ha un livello, ripetiamo costituzionale, superiore a quello del Senatur.
Ignazio La Russa, siciliano di Paternò, ma di fatto milanese a tutti gli effetti, invece dice che Lombardo deve parlare con lui. Sbaglia di grosso, perché lui non è il leader del PdL. Il Presidente della Regione gli ha risposto a muso duro e ha fatto benissimo. Non è una questione di nomi o di persone, è una questione di rapporti istituzionali, che vanno rispettati senza che alcuno arbitrariamente tenti di deviarli.
Qual è l’oggetto del contendere, per uscire dalle questioni formali, che pure hanno la loro importanza? È se la Sicilia debba progredire per agganciarsi ai fondamentali delle regioni del Nord, oppure debba restare nel bisogno, con la mano tesa verso Roma, per avere le elemosine residuali, dopo che gli stanziamenti statali hanno ampiamente soddisfatto le giuste richieste di Bossi.
A tutti deve definitivamente entrare nella testa, ora che finalmente c’è una forza politica importante formata da PdL targato Miccichè e MpA targato Lombardo, che è finito il tempo dei due pesi e due misure.
Bossi, e per lui il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, è stato bravo a farsi dare una parte dei fondi Fas per compensare le quote latte degli agricoltori del Nord; dunque, una parte di questi fondi, che sono destinati a infrastrutture, è andata alle spese correnti. Non si capisce perché non si possa fare lo stesso con la Sicilia.
Intendiamoci, noi abbiamo mostrato sempre contrarietà affinchè le risorse per investimenti siano parzialmente destinate alla cattiva spesa corrente. Tuttavia non possiamo non sottolineare che il Governo si comporta in un modo quando una richiesta la fa Bossi e in un modo diametralmente opposto quando la richiesta la fa Lombardo. Ecco perché fra i due e Berlusconi vi deve essere un rapporto diretto e paritario.
Le elezioni dei prossimi giorni diranno con chiarezza le posizioni di forza in base ai voti ricevuti. Sarà importante rilevare quanti voti di preferenza saranno andati a Berlusconi dalle due parti contrapposte del Pdl in Sicilia, ripetiamo, quella che fa riferimento a Miccichè e l’altra che fa riferimento a Schifani.
Il Cavaliere terrà conto di codesti voti di preferenza, perché egli intende battere il record dei tre milioni e mezzo e tutti i colonnelli che lo aiuteranno a superare questo limite saranno poi gratificati.
Bisogna però stare attenti alle trappole delle schede e, per chi vota PdL, indicare con chiarezza prima Berlusconi e poi il candidato o i due candidati regionali: Cimino e Strano per Miccichè, La Via e Iacolino per Schifani.
Ribadiamo ancora che Angelino Alfano si è defilato da questa tenzone, in attesa di vedere i risultati, auspicando con molto buon senso di sedersi attorno a un tavolo e ritrovare l’accordo. Un accordo forte per rilanciare la Sicilia, la quale deve avere tutte le risorse europee e statali disponibili ma deve fare anche la propria parte, tagliando con l’accetta le spese clientelari a cominciare da quelle della “tabella H mascherata” colpita a morte dal commissario dello Stato, prefetto Alberto di Pace. Trasformare le Province in Consorzi di Comuni ai sensi dell’art. 15 dello Statuto e far dimagrire Ato, Iacp, Consorzi Asi e via elencando. A ciascuno il suo.