CATANIA – Sembra un secolo fa, eppure un film di Dino Risi (Il sorpasso) del 1962, è ancora attualissimo: nella trama e nell’epilogo… Siamo a Roma, è Ferragosto e la città è deserta. Vittorio Gassman interpreta il ruolo del quarantenne vigoroso, ma inconcludente, che non vuole crescere, amante della guida sportiva e delle belle donne. Vaga per il litorale romano alla ricerca di un pacchetto di sigarette e di un telefono pubblico. Ad accoglierlo in casa è uno studente di legge (l’attore è Jean-Louis Trintignant), rimasto in città per preparare gli esami.
Sulla spinta dell’esuberanza e dell’invadenza del quarantenne, i due intraprendono un viaggio in auto che li porterà verso mete occasionali sempre più distanti. Il giovane sarà più volte sul punto di abbandonare l’avventura, ma un po’ il caso, un po’ un’attrazione inconfessabile per lo spirito creatosi, lo porterà sui propri passi. La conclusione è tragica: durante un sorpasso avventato il giovane perderà la vita.
Le cronache estive sono spesso funestate di notizie del genere: moto che tenta il sorpasso ad alta velocità e ne conseguono morti e feriti; automobilisti che non rispettano la corsia superando in modo azzardato creando impatti frontali; camionisti stanchi che si addormentano al volante creando incidenti di dimensioni gigantesche…
Ma perché si creano tutti questi incidenti?
Solo colpa dell’alta velocità? Di una non adeguata segnaletica aggiornata ai tempi attuali?
E i controlli preventivi effettuati dai Corpi di Polizia per reprimere e sanzionare le condotte che generano incidenti?
La Comunità Europea ha introdotto il programma (europeo) d’azione per la sicurezza stradale, valido per gli anni 2003/2010. È stato stimato che nell’arco degli ultimi 6 anni, 1.300.000 incidenti hanno provocato più di 40.000 morti e 1.700 000 lesioni (l’anno). Il costo diretto o indiretto stimato è stato a 160 miliardi di euro, che corrispondono al 2% del PNL dell’Unione europea. Certi gruppi della popolazione e certe categorie d’utenti sono particolarmente colpiti: i giovani di età compresa fra 15 e 24 anni (10.000 morti l’anno), i pedoni (7.000 morti) e i ciclisti (1.800 morti).
A questo riguardo, la Commissione ha proposto, nel libro bianco sulla politica europea dei trasporti, che l’Unione Europea si fissi l’obiettivo di dimezzare il numero di morti entro il 2010.
Tutti gli Stati membri sono confrontati agli stessi problemi di sicurezza stradale, vale a dire velocità eccessiva, consumo d’alcool, mancato uso della cintura di sicurezza, protezione insufficiente, punti ad alto rischio della rete stradale, inosservanza dei tempi di guida e di riposo per il trasporto professionale, cattiva visibilità. Una sfida supplementare è rappresentata dal prossimo allargamento a paesi con un basso livello di sicurezza stradale.
In Italia il 23% delle vittime della strada sono motociclisti.
Mentre in Paesi come Germania, Paesi Bassi, Austria e Gran Bretagna, dal 2001 al 2008 si è assistito a una diminuzione degli incidenti mortali che hanno coinvolto i motociclisti, in altri, come l’Italia, la Grecia, la Spagna, la Finlandia e la Svezia, è avvenuto il contrario.