Tirrenia è stata dichiarata insolvente

ROMA – Il Tribunale fallimentare di Roma ha dichiarato lo stato di insolvenza per Tirrenia. Si apre così la procedura di amministrazione straordinaria per la compagnia. La sentenza è stata pubblicata ieri mattina, dopo che il collegio presieduto da Ciro Monsurrò, affiancato dai delegati Francesco Taurisano e Fabrizio Di Marzio ha preso la decisione ieri in Camera di Consiglio. L’istanza per la dichiarazione dello stato di insolvenza era stata presentata dal commissario straordinario Giancarlo D’Andrea. L’eccezione di competenza territoriale era stata sollevata dalla Uil-Trasporti, secondo la quale il giudizio spettava al Tribunale di Napoli, dove ha sede legale il gruppo.

Nella sentenza, infatti, il Tribunale di Roma si è ritenuto territorialmente competente dal momento che il centro propulsore di Tirrenia è sempre stato nella capitale: il consiglio di amministrazione, il collegio sindacale e l’assemblea dei soci, ovvero le attività organizzative, gestorie e decisorie, si sono sempre tenute a Roma; mentre Napoli è solo la sede legale. L’articolo 9 della legge fallimentare parla infatti di “sede principale” e nel caso specifico si è ritenuto che la sede effettiva della società sia appunto da considerarsi Roma.

I giudici hanno quindi fissato al 21 gennaio 2011 l’inizio della fase di ammissione al passivo di Tirrenia, le cui esposizioni debitorie ammontano a circa 646 milioni di euro e la cui liquidità è azzerata. Tutti i creditori, banche, fornitori ed ex controllante avranno tempo fino al 21 dicembre 2010 per far pervenire al Tribunale domanda per essere ammessi al passivo.
Le reazioni. Il segretario generale della Uil Trasporto, Giuseppe Caronia ha dichiarato: “Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza del Tribunale di Roma che dichiara la stato di insolvenza di Tirrenia, e ci riserviamo di ricorrere alla Corte di Appello.

Rimangono comunque per intero le nostre perplessità, ed a prescindere dalle questioni di carattere legale porteremo avanti con determinazione la nostra azione sindacale di contrasto ad ogni ipotesi di ‘spezzatino’. Nessuna sentenza – continua – può comunque far sì che il Governo si scarichi dalle proprie responsabilità e non apra immediatamente un confronto sulle sorti della Tirrenia e delle migliaia di lavoratori che rischiano il posto di lavoro”.

Il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, scrive nel suo blog: “Lo scempio della Tirrenia è una vicenda sulla quale, lo ribadisco, noi ricorreremo, a cominciare dalla Corte Costituzionale, perché il decreto del governo non ha visto la presenza del presidente della Regione. Questo vuol dire mettersi sotto i piedi lo Statuto che prescrive che il presidente della Regione sia presente quando si riunisce il Consiglio dei ministri per trattare questioni che riguardano la Sicilia. Si vede che non c’era nessun siciliano interessato alla questione Tirrenia”.

Secondo Lombardo, tutto questo fà  parte di un preciso disegno: “Un misfatto quello delle autostrade. – sostiene – C’é un disegno per far accaparrare le autostrade siciliane a qualcuno per far poi pagare ai siciliani il pedaggio per trenta o cinquanta anni. Un misfatto che non possiamo consentire e che denunceremo alla magistratura che, sono certo, farà giustizia”.


Le ragioni della sentenza: “Assoluta illiquidità e obbligazioni già scadute”
 
ROMA – Sono due le ragioni indicate dal Tribunale fallimentare di Roma per ritenere "sussistente lo stato di insolvenza" di Tirrenia. La prima – si legge nelle motivazioni – è il "grave e irreversibile stato di crisi finanziaria, determinante l’attuale assoluta illiquidità della società" e la seconda "la conseguente impossibilità, per la stessa, di fare fronte alle obbligazioni, già scadute e viepiù alle obbligazioni a scadere".

Nell’indicare che i debiti ammontano complessivamente a 646.600.000, il collegio dei giudici ha spiegato, in particolare, che "la situazione contabile, aggiornata al 4 agosto 2010, significa che l’ammontare dei debiti, già scaduti verso i creditori non strategici è pari a circa 15.000.000 euro; l’ammontare dei debiti verso banche a breve ammonta a circa ammonta a circa 227.000.000 euro mentre, la debitoria a medio e lungo termine è di circa 182.000.000 euro; l’ammontare dei debiti verso società di ‘factoring’ è pari a circa 36.000.000 euro, l’ammontare dei debiti verso le ex controllate è pari a 29.000.000 euro; a fronte di ciò – si legge nelle motivazioni della sentenza – la liquidità è praticamente azzerata corrispondendo a 18.506 euro".