Palermo – Un’Italia schizofrenica, a due velocità, con un Sud sempre più povero ma che spende e spande e un Nord che grida a gran voce l’attuazione del federalismo fiscale. è l’Italia che emerge dall’ultima relazione del Copaff (Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale), un organo paritetico creato in attuazione dell’articolo 4 della legge n.42 del 2009 con decreti del ministro dell’Economia e delle Finanze. Ancora una volta il Sud, con in testa Sicilia, Campania e Calabria, domina la classifica delle regioni più spendaccione ma paradossalmente meno efficienti. Qualche esempio?
Alla voce “Organi istituzionali», si scopre che la Sicilia ha speso nel 2008 156 milioni di euro per l’apparato burocratico. Un record quello della Trinacria che supera la Campania (86 milioni di euro), l’Emilia Romagna (36 milioni) e Veneto (43 milioni). Stesso discorso per il capitolo “Personale”, dove la Sicilia che ricordiamo, pur avendo la metà degli abitanti della Lombardia ha il doppio degli impiegati, ha speso per il personale qualcosa come 1.744.681.578 euro.
Anche per la cura delle foreste il divario è molto rilevante e la dice lunga sul dibattito che anima i leghisti circa il federalismo fiscale. Mentre la Calabria impiega 287 milioni di euro per le sue foreste, la Campania 118 e la Sicilia 324, al Nord (dove le regioni hanno in teoria più verde) le cifre sono clamorosamente più basse: 15 milioni di euro spesi in Lombardia, 24 in Piemonte, 17 in Veneto.
Ancora, alla voce “Opere pubbliche” si ritrova, al primo posto, la Campania, con 476 milioni di euro. Subito dietro la Sicilia, con 308 milioni, e poi la Puglia (197 milioni). Ma il paradosso siciliano sembra non avere limiti. Infatti l’Isola, nota per il forte tasso di disoccupazione e di abbandono dei giovani, registra un impegno di spesa per le politiche per il lavoro (452 milioni) che non ne giustifica i risultati e la realtà che è sotto gli occhi di tutti. A seguire la Sicilia nella classifica per la spesa per le politiche del lavoro, la Calabria con 186 milioni di euro, il Lazio (175) e dopo ancora la Puglia (118). Il Centronord (ad eccezione della Lombardia con 117 milioni) si attesta invece su livelli molto più bassi, qualche decina di milioni di media.
ROMA – La Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, composta da trenta componenti, di cui metà rappresentanti tecnici delle amministrazioni statali e metà delle amministrazioni locali, ha il compito di fornire al Governo dati quantitativi condivisi “delle basi informative, finanziarie, economiche e tributarie, nonché di promuovere “la realizzazione delle rilevazioni e delle attività necessarie per soddisfare gli eventuali ulteriori fabbisogni informativi e svolge attività consultiva per il riordino dell’ordinamento finanziario di comuni, province, città metropolitane e regioni e delle relazioni finanziarie intergovernative”. L’obiettivo del resto è quello di analizzare il quadro normativo e pratico in vista dell’attuazione del federalismo fiscale che rappresenta una parte complementare del federalismo previsto dalla legge del 2001.
Dalle prime riunioni (la Commissione si è insediata nel settembre 2009) è emerso un quadro piuttosto disgregato, si legge nella relazione del Copaff, dovuto alla mancanza di organicità e comunicazioni in seguito ai trasferimenti di alcune competenze statali alle regioni. Al di là del quadro normativo, la relazione è stata utile per rilevare ancora una volta le forti differenze tra Sud e Nord in Italia. Differenze che pesano ancora di più in tempi in cui, si invoca il federalismo fiscale come panacea di tutti i mali. Ci si chiede allora come faranno le regioni del Sud quando sarà attuato in pieno il federalismo fiscale? Riusciranno a sopravvivere senza l’assistenzialismo a cui il governo le ha abituate? Intanto questi dati ancora una volta danno ragione a Bossi&Co che hanno fatto del federalismo il cavallo di battaglia nonché tormentone delle loro campagne elettorali. (li.ro)