Definirlo baraccone è poco. Si tratta, infatti, di un’altra figlia di governi clientelari che hanno ripetuto con Tirrenia quanto avevano fatto con Alitalia. Un baraccone elefantiaco, che pagava super stipendi, con un eccesso di personale (2.200 dipendenti, il cui costo è superiore del 24,6% a quello dei concorrenti privati), assunto in modo clientelare, con un fatturato di appena 250 milioni di euro, che ha prodotto debiti per 700 milioni. Questo, nonostante abbia ricevuto contributi pubblici per 1,2 miliardi.
Con questa gravissima situazione, quale poteva essere l’interesse della Regione ad imbarcarsi sulla Tirrenia? Lombardo non ha spiegato una sola ragione di convenienza ed economicità per un’operazione di tal genere, citando invece ragioni storiche (Florio), la sede sociale a Palermo (ma se non produce utili, non produce imposte) e, ultimo argomento, i cantieri di Palermo avrebbero ricevuto commesse per manutenzione. Quest’ultima è risibile perché, delle due l’una: o i cantieri di Palermo sono competitivi a livello internazionale (in questo caso avrebbero comunque ricevuto le commesse); oppure non sono competitivi e in questo caso non meriterebbero comunque le commesse.
Sosteniamo in pieno Lombardo nel suo programma di abrogare la legge 9/86 relativa alle attuali Province istituite in modo incostituzionale, in quanto violano l’art. 15 dello Statuto siciliano (legge di rango costituzionale). E lo sosteniamo, perché tale legge venga sostituita con un’altra che deleghi ai Comuni la costituzione dei Consorzi per la gestione dei servizi territoriali.
Lo sosterremo ancor di più se vorrà aprire il contenzioso dinnanzi alla Corte costituzionale e alla Corte di giustizia Ue, per la riattivazione dell’Alta Corte (art. 24 dello Statuto), senza la quale sono state compiute vessazioni di ogni genere nei confronti della nostra Isola.
I precari sono in festa, perché il Consiglio di Stato, con decisione n. 4495/2010, ha stabilito che i soggetti che abbiano svolto rapporti a tempo determinato con la propria amministrazione, possono essere assunti a tempo indeterminato, in deroga all’obbligo costituzionale del concorso pubblico previsto dall’art. 97. Il presidente dei siciliani non segua la strada facile di stabilizzare i precari, perché così vìola il principio di eguaglianza tra tutti i cittadini, previsto dall’art. 3 della Costituzione: i precari verrebbero assunti, mentre i disoccupati resterebbero fuori dalla porta. Un’iniquità stridente ed indigesta, da evitare ad ogni costo.